venerdì 20 aprile 2012

Antisionismo e/o antisemitismo: la parola agli studiosi (2002-2003)

La libreria di Celso a Efeso


Riportiamo qui volentieri l'articolo Antisemitismo e antisionismo: il dibattito tra gli studiosi, messo in rete dall'ottimo sito OSSERVATORIO SUL PREGIUDIZIO ANTIEBRAICO CONTEMPORANEO, che vi invitiamo ad esplorareGli stralci che qui riportiamo sono tratti dal rapporto EUMC 2002-2003 pagg.228-232 (traduzione italiana non ufficiale).


Il dibattito su antisemitismo e anti-sionismo [331]
Un altro problema, particolarmente presente nei dibattiti recenti sull’antisemitismo, è se l’anti-sionismo rappresenti o no, di per sé, una forma di antisemitismo. Strettamente legati a questo sono altri due problemi: dove si situa il confine tra una critica “giustificata” di Israele ed una critica “antisemita”? In quale misura le comunità e le istituzioni fuori da Israele si vedono come rappresentanti di Israele? Ed è di per sé antisemitismo se le comunità ed istituzioni ebraiche diventano un bersaglio delle proteste contro Israele e/o le sue politiche?

 Abraham Foxman, direttore nazionale della ‘Anti-Defamation League’ (ADL):
“ciò che alcuni chiamano anti-sionismo è, in realtà, antisemitismo – sempre, ovunque e in ogni circostanza.” [332]  
“la maggior parte degli attacchi correnti ad Israele e al sionismo non riguardano, alla fine, le politiche e la condotta di un particolare stato-nazione. Riguardano gli ebrei.” [333]
Foxman definisce il sionismo “nazionalismo ebraico, paragonabile al nazionalismo abbracciato dalla maggior parte dei gruppi etnici nel mondo.” [334] Secondo Foxman, gli antisionisti attaccano esclusivamente il nazionalismo ebraico tacciandolo di  razzismo, ma non condannano gli altri nazionalismi.
Coloro che identificano anti-sionismo e antisemitismo spesso citano Martin Luther King Jr. Viene citata la sua “Lettera ad un amico anti-sionista” dove dice: “[…] E cos’è l’antisionismo? E’ il negare al popolo ebraico un diritto fondamentale che giustamente rivendichiamo per il popolo dell’Africa e accordiamo liberamente a tutte le altre nazioni del globo. E’ DISCRIMINAZIONE contro gli ebrei, amico mio, perché sono ebrei. In breve, è antisemitismo.L’anti-semita si rallegra ad ogni opportunità che gli si presenta di dare sfogo alla sua malevolenza. I tempi hanno reso impopolare, in Occidente, l’espressione aperta dell’odio contro gli ebrei. Pertanto, l’anti-semita deve costantemente cercare nuove forme e nuovi spazi per il suo veleno.  Come deve divertirsi nel suo nuovo mascheramento! Non odia gli ebrei, è solo ‘anti-sionista’!” [335]

Antony Lerman, ex direttore esecutivo dell’ “Institute for Jewish Policy Research" di Londra:
Identificare l’ anti-sionismo con l’antisemitismo “prosciuga la parola antisemitismo di un qualsivoglia significato utile”. [336] Quando si esaminano le caratteristiche degli episodi di anti-sionismo, è indispensabile prendere in considerazione “quelle cose che gli storici hanno tradizionalmente considerato come costituenti una visione del mondo antisemita: l’odio degli ebrei in quanto tali, credenza in un complotto ebraico mondiale, […]”.[337]

Peter Pulzer, Presidente del “Leo Baeck Institute” di Londra, ha cercato di definire in modo operativo la linea divisoria tra la critica ad Israele e l’antisemitismo nell’analisi dei media sulla base di una lista di sette domande:
si attaccano collettività anonime come “la comunità ebraica”, “la LOBBY ebraica”, o “il voto ebraico”?
è sottolineata l’affiliazione etnica o religiosa dei soggetti?
si esagerano il potere o lo status economico degli ebrei?;
è lamentato il fatto  che ogni critica di Israele viene automaticamente denunciato come antisemitismo oppure ogni denuncia di  atti antisemiti o terrorismo suicida sono accompagnati da un “ma…”?
Israele, il suo governo e le sue politiche sono paragonati al nazismo e alla politica sudafricana dell’apartheid?
i boicottaggi o le sanzioni proposte sono dirette solo contro Israele e non contro gli altri paesi che violano i diritti umani e la legge internazionale?
Pulzer aggiunge che la decisione se qualificare o meno una data critica come antisemita dipende dal contesto e, inoltre, distingue tra intenzioni esplicitamente antisemite e casi in cui l’effetto risultante è antisemita, anche se non lo è l’intenzione dello scrivente o dell’oratore.[338]

Jonathan Freedland, giornalista britannico, nel libro di Iganski e Kosmin “A New Antisemitism?” incomincia la sua analisi dalla definizione del Collins Dictionary di antisemita (“una persona che perseguita o discrimina gli ebrei”) e di sionismo (“un movimento politico per fondare e sostenere una patria nazionale per gli ebrei in Palestina”). Egli conclude, sulla base di quest’ultima definizione, che un anti-sionista è colui che si oppone al diritto all’esistenza (in Palestina)  dello stato ebraico. Secondo Freedland, la più lampante delle collisioni  tra antisemitismo, in quanto odio degli ebrei, e anti-sionismo, come opposizione ad un’idea specifica, si verifica “quando gli anti-sionisti, inavvertitamente o no, utilizzano un linguaggio o un immaginario antisemita per promuovere la loro causa:” [339] Freedland descrive l’identificazione di Israele, il sionismo e/o gli ebrei con il nazismo come “la più problematica di tutte le espressioni di anti-sionismo.” “se l’anti-sionismo può essere identificato con l’antisemitismo, allora anche ebrei e sionisti sono identici.”[340]
Freedland in effetti si riferisce ad un’analisi condotta dall’ “Institute for Jewish Policy Research” nel 1995, che arrivò alla conclusione che per la stragrande maggioranza degli ebrei britannici “lo stato ebraico è divenuto inseparabile dalla loro ebraicità […] Questo dovrebbe almeno far esitare gli anti-sionisti: per quanto essi insistano che la loro condanna riguarda solo i sionisti, e non gli ebrei, questo non è il modo in cui tale condanna è vissuta dagli ebrei.”[341]Secondo Freedland  l’anti-sionismo diventa antisemitismo quando concentra la  sua critica su Israele e la sua politica in modo esclusivo, senza fare lo stesso per tutti gli altri paesi (che hanno storie simili). Egli ne conclude che alcuni anti-sionisti sono antisemiti, ma che altri “ presentano una sfida convincente ai nostri valori fondamentali.”[342

Werner Bergmann, del “Centre of Research on Antisemitism” di Berlino:
l ’antisemitismo può, dopo il 1945, assumere la forma dell’anti-sionismo e considerare “gli ebrei” collettivamente responsabili della politica israeliana. In particolare nella Germania post-nazista è andata sviluppandosi una forma di antisemitismo come rifiuto della colpa, che mirava a trascurare o diminuire la colpa attribuendola “agli ebrei”.[343] La Guerra dei Sei Giorni ha portato ad un cambiamento nella percezione di Israele. In particolare, i paesi comunisti, i paesi del Terzo Mondo e la sinistra radicale in Europa occidentale hanno reagito con una brusca svolta in direzione di un anti-sionismo non scevro di antisemitismo.[344]

Zeev Sternhell, scienziato politico alla Hebrew University di Gerusalemme: è necessario fare una distinzione tra antisemitismo, anti-sionismo e critica di Israele e delle sue politiche. “L’anti-sionismo, nella forma di un ‘a-sionismo’ e nella forma di anti-nazionalismo, non è un fenomeno antisemita”. Tuttavia, l’anti-sionismo diventa immorale quando è espresso con l’intenzione di delegittimare l’esistenza dello stato di Israele.[345]

Brian Klug, professore associato di filosofia alla Saint Xavier University di Chicago: alcuni dei sostenitori della posizione secondo cui “non si può essere contro Israele o il sionismo[…] senza essere anti-semiti” esibiscono esattamente ciò che alcuni considerano un atteggiamento antisemita, ovvero identificare Israele con ‘gli ebrei’; citando Hillel Harkin: “Israele è lo stato degli ebrei.[…] Diffamare Israele è diffamare gli ebrei. Volere che non fosse mai esistito, o che cessasse di esistere, è voler distruggere gli ebrei.”[346] Anti-sionismo e antisemitismo sono variabili indipendenti: l’antisemitismo può prendere la forma dell’ anti-sionismo, ma esiste anche un anti-sionismo che non si basa sull’antisemitismo. Il termine “anti-sionismo” si riferisce a svariate diverse posizioni rispetto ad Israele ed alla sua condizione di stato ebraico: “esse comprendono l’opinione secondo cui lo stato di Israele non ha diritto di esistere; che non sarebbe dovuto essere stato fondato dal principio; che non dovrebbe continuare ad esistere affatto; o che non dovrebbe continuare a sopravvivere come sistema politico specificatamente ebraico” [347]. Non vi è nulla di intrinsecamente o inevitabilmente antisemita in queste posizioni anti-sioniste. Anche nel caso in cui Israele sia separato dagli altri stati e criticato con parzialità non ne consegue che l’ostilità verso Israele sia antisemita. Mentre i Palestinesi sono divenuti un  simbolo della lotta per l’autodeterminazione del terzo mondo, Israele è percepito da molti come una creazione europea e come il risultato di un movimento colonialista. Pertanto, secondo Klug, l’ostilità verso Israele riflette in molti casi “interessi territoriali, economici e politici insieme a principi generali di giustizia e diritti umani; non [riflette un] PREGIUDIZIO antisemita”.[348]  Klug vede la sua opinione sostenuta dal fatto che l’ostilità verso Israele varia in riferimento alla situazione politica del Medio Oriente. Inoltre egli nota come sia difficile “valutare il grado in cui la nuova ondata di ostilità contro gli ebrei, che si irradia dal Medio Oriente, sia antisemita.” Il problema centrale qui, secondo Klug, è se la falsa credenza che tutti gli ebrei sono sionisti, o che tutti gli ebrei si identificano con Israele, o che tutti gli ebrei che si identificano con Israele sostengono le sue politiche, rifletta atteggiamenti antisemiti (basati su un pregiudizio a priori) o non esprima piuttosto una generalizzazione (basata su conclusioni particolari che  eccedono il dato dell’evidenza). Quest’ultimo caso, secondo Klug, è condannabile ma non è antisemitismo.[349]D’altra parte, Klug sottolinea che tutto ciò non significa che l’antisemitismo “non possa entrare e di fatto non entri nell’anti-sionismo.” [350] Per lui, l’antisemitismo nel mondo arabo e musulmano è, comunque, una “formazione secondaria”, che non ha avuto una tradizione alle spalle prima che il conflitto politico con Israele rendesse conveniente incominciare a usare l’antisemitismo e incorporarlo ideologicamente come risorsa retorica – un processo che nel corso del tempo è andato sempre più assumendo una vita autonoma.[351]


Note:
[331] La sezione “Il dibattito su antisemitismo e anti-sionismo” delinea alcuni dei punti di riferimento del dibattito recente sulla questione del rapporto tra anti-sionismo e antisemitismo. Pertanto, non sono citati tutti i contributi a questo dibattito, quanto piuttosto una selezione descrittiva delle diverse posizioni.
[332] Abraham H Foxman: Never Again? New York: HarperCollins 2003, p.18
[333] Ibidem p.21
[334] Ibidem p. 17
[335] Martin Luther King Jr. : “Letter to an anti-Zionist friend”. Saturday Review, 47, August 1967, p. 76. Ristampato in M.L. King Jr, This I Believe: Selections from the Writings of Dr. Martin Luther King Jr. (New York, 1971), pp.234-235.[
336] Antony Lerman: Sense on antisemitism: In: Paul Iganski e Barry Kosmin, (a cura di): A New Antisemitism? Debating Judeophobia in 21st Century Britain. London: Profile, 2003, p.59
[337] Ibidem p. 59
[338] Peter Pulzer: “The new antisemitism, or when is a taboo not a taboo? : In: Paul Iganski e Barry Kosmin, (a cura di): A New Antisemitism? Debating Judeophobia in 21st Century Britain. London: Profile, 2003, pp. 96 e seg.
[339] Jonathan Freedland: “Is anti-Zionism antisemitism? : In: Paul Iganski e Barry Kosmin, (a cura di): A New Antisemitism? Debating Judeophobia in 21st Century Britain. London: Profile, 2003, p. 119
[340] Ibidem p.122
[341] Ibidem p.122 [342] Ibidem p.129 
[343] Vedi Werner Bergmann: Geschichte des Antisemitismus. München: Beck 2002, pp.117 e seg.
[344] Ibidem p. 127
[345] Zeev Sternhell: L’antisémitisme: un problème Européen. Conference Presentation at Tel Aviv University, Novembre 2002. In: Is There a New Anti-Semitism? Tel Aviv, 2003. pp 66-70
[346] Hillel Harkin: The return of anti-Semitism. Wall Street Journal, 5 February 2002. Citato in Brian Klug: The collective Jew: Israel and the new antisemitism. In: Patterns of Prejudice, Vol. 37, No 2, June 2003, Routledge, p.125.
[347] Brian Klug: The collective Jew: Israel and the new antisemitism. In: Patterns of Prejudice, Vol. 37, No 2, June 2003, Routledge, p.129.
[348] Ibidem p.132
[349] Ibidem p.137
[350] Ibidem p. 134
[351] Bernard Lewis: The Arab world discovers anti-Semitism. In: Sander L. Gilman and Steven T. Katz (a cura di): Anti-Semitism in Times of Crises, New York: New York University Press, 1991. Citato in: Brian Klug: The collective Jew: Israel and the new antisemitism. In: Patterns of Prejudice, Vol. 37, No 2, June 2003, Routledge, p.134. Vedi anche Michael Kiefer: Antisemitismus in islamischen Gesellschaften. Düsseldorf: Verlag für gleichberechtigte Kommunikation, 2002. 

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