mercoledì 9 maggio 2012

Sionismo 1882-1939 tratto da Storia degli ebrei di Chaim Potock


Sotto il regno di Nicola I, la Russia garantì ai suoi ebrei alcuni diritti, divennero fra le altre cose liberi di dimorare dove volessero. Nel 1861 venne abolita la servitù della gleba, si diffondevano le idee socialiste e darwiniane. Molti ebrei aderirono a gruppi rivoluzionari. Man mano che i divieti del passato venivano meno, entravano prepotentemente nella vita culturale del paese: soprattutto intellettuali, giornalisti, poeti, artisti, e ovviamente letterati. Al punto da creare disagio nell’intellighenzia russa. Parliamo di Dostoevsky, Gogol, Puskin, ma anche gli stessi Marx e Bakunin.
Come disse Theodor Herzl, al banchiere Hirsh, per cercare di convincerlo alla sua causa, che era poi quella di dare una unità politica agli ebrei, che in duemila anni di diaspora non l’avevano avuta "eravamo obbligati alle occupazioni più umili rinchiusi  nei ghetti dov ci degradavamo. E quando ci lasciarono liberi si aspettavano che improvvisamente avessimo tutte le caratteristiche di un popolo avvezzo alla libertà".
Nel 1881 qualcuno gettò una bomba che dilaniò lo zar Alessandro II. Il regime dello zar Alessandro III era spaventato. Si dette la colpa agli ebrei. Pogrom violenti e leggi del 1882: gli ebrei potevano vivere solo in piccoli centri, l’accesso all’istruzione limitato col sistema del numero chiuso (10% di studenti ebrei nella zona di residenza, fuori di essa dal 3 al 5%) Ebrei illuminati e assimilati ripresero a frequentare le sinagoghe. Pobedonostsev, capo della chiesa ortodossa russa, esplicò con queste parole il disegno politico: il suo auspicio era che "un terzo degli ebrei si convertisse un terzo morisse, e l'altro terzo abbandonasse il paese".
Gli ebrei cominciarono a fuggire in ondate sempre più numerose.
Nel 1882 Leon Pinsker pubblicò il libro Autoemancipazione, lui che era stato un illuminista che vedeva la possibilità della fine delle sofferenze del popolo, fu persuaso da questa ondata di persecuzioni che i suoi sogni umanisti non si sarebbero avverati. Attaccò nel testo gli ebrei modernisti occidentali che attribuivano alla diaspora un ruolo messianico nei confronti del mondo, e attaccò gli ebrei tradizionalisti che accettavano le sofferenze nell’attesa del Messia. Secondo lui esiste un problema dell’identià ebraica, poiché gli ebrei sopravvivono come unità etnica separata all’interno di un mondo che non li assimila. Così, nella loro diversità, e nella loro non autorità, essi non sono riconoscibili, sono sorta di fantasmi. Poiché in una situazione di conflitto, ogni gruppo guarderà ai suoi e discriminerà l’estraneo, in ogni paese vi sarà un punto di saturazione nei confronti degli ebrei, variabile a seconda della storia e cultura, ma che ha comunque la sua massa critica, al termine della quale, si comincerà a perseguitarli. L’unica via d’uscita era crearsi un rifugio, una terra propria.
Nello stesso periodo, molti giovani russi cominciarono a partire per la Palestina, allontanandosi dai fumosi discorsi sionisti, e andarono lì a lavorare la terra, preferendo combattere zanzare e malaria.
Lo Chibbat Sion (amore di Sion) cui si unì anche Pinsker, riteneva che gli ebrei dovessero lasciare l’Europa. I primi stanziamenti agricoli in Palestina furono fondati coi soldi del barone Edmond de Rothschild.
Nel 1892 gli ebrei furono espulsi da Mosca per purificarla, nel 1894 divenne zar Nicola II che incoraggiò ulteriormente le invettive antisemite della stampa a causa della loro partecipazione al movimento rivoluzionario.
Il punto di rottura fu però il Pogrom di Kisinev del 6 aprile 1903. In occasione della Pasqua, per quell’anno coincidenti quella cristiana e quella ebraica, si pensò di renderle onore, per due giorni, con 49 morti, 500 feriti, duemila famiglie senza tetto. Anche Tolstoj espresse la propria solidarietà alle vittime.
Scrisse Bialik ne La città della strage su Kisinev:
"...entra nella città del massacro, devi vedere
con i tuoi occhi,
toccare con le tue mani
sugli steccati, i pali, sulle porte e i muri,
sul selciato delle strade, su tutti gli alberi
il sangue annerito e raggrumato con le cervella
e dei fratelli morti teste e gole."
Inutile dire che poi lo si sarebbe detto profetico.
Se i pogrom russi, oltre ad essere la principale causa dell’emigrazione di ebrei verso palestina e americhe a cavallo dei due secoli, furono anche quelli che mutarono illuminati filorussi come Pinsker in amanti di Sion, fu invece l’affare Dreyfus, in Francia, che convertì l’elegante, assimilato, raffinato giornalista ebreo viennese, allora corrispondente dalla Francia, Theodor Herzl, alla causa sionista. Nella culla della civiltà europea, Parigi, fu il grido della folla "a morte gli ebrei", nel gennaio del 1895, a persuaderlo che neanche nel cuore della civiltà cui pure si sentiva di appartenere, c’era davvero scampo. Dapprima cercò di persuadere della bontà delle sue idee il barone francese, banchiere di successo, Maurice Hirsch, e non vi riuscì. Preparò un discorso per Rotschild, ma non riuscendo ad incontrarlo, lo lesse a Vienna, Parigi, Londra, infine lo pubblicò in uno libro del 1896, Der Judenstaat (Lo stato ebraico) in cui si sosteneva che se non potevano né volevano essere assimilati, agli ebrei non restava altra scelta che uno stato indipendente con il consenso delle grandi potenze mondiali, Rinnovava il suo appello ai grandi banchieri, Hirsh e Rothschild, perché lo finanziassero. Chibbat Sion lo accolse con entusiasmo, meno gli ebrei assimilati nonché gli ortodossi d’europa. Intercettò in quegli anni un sentimento di amore per la terra di Sion, capì di doverlo usare per la sua causa.
A Costantinopoli ottenne udienza dal Gran Visir, gli disse che se avesse acconsentito alla creazione di uno stato ebraico autonomo lo avrebbe ripagato con il denaro necessario a risolvere la crisi finanziaria del suo paese. Il visir non accettò, del resto non aveva neanche il denaro, non aveva mai convinto, tra gli altri, i Rothschild. Per capire quanto doveva suonare inusitato quel che andava predicando, egli fu il primo a convocare un’assemblea “nazionale” del Chibbat Sion. Per quegli ebrei, l’idea di adunanza o anche unità, per non dire folla, era come evocare la Torre di babele. Per cui sono significative le tappe, il primo congresso sionista di Basilea è dell’estate del 1897. Fondò un settimanale sionista, dal significativo titolo "Die Welt". Il Congresso fondo l’Organizzazione Sionista Mondiale. Ciononostante, i banchieri, continuarono a non appoggiarlo. Nel 1902 gli Ottomani offrirono la Mesopotamia in cambio di un’ingente somma di denaro: la proposta non fu accettata. 
In seguito a ulteriori trattative, i britannici offrirono l’Uganda, attuale Kenia (che a proposito, non mi risulta mai essere stato disabitato); dopo spaccature interne, l’offerta fu rifiutata nel 1905. La sua base rimanevano i miserrimi ebrei russi, mentre continuava a viaggiare fra banchieri e governanti
Incontrò il papa nel 1904,questi gli rispose "Se gli ebrei resteranno aggrappati alla loro fede e continueranno ad aspettare il messia che per noi è già arrivato, essi negheranno la divinità di Gesù, e noi non possiamo aiutarli; oppure andranno lì senza alcuna religione, e noi saremo ancora meno ben disposti nei loro confronti".
Il suo cuore non era forte, i viaggi e le divisioni interne fra sionisti laici, religiosi e socialisti, le aspre lotte, in occasione della questione ugandese. Herzl morì il 3 luglio 1904, a 44 anni.
Lasciò un organizzazione confusa e un fondo per la colonizzazione pressoché esangue. Potremmo dire fallimentare. Ma l’ondata antisemita dell’europa dell’est, e con essa l’ondata migratoria, non cessava. Soprattutto ebrei russi e romeni, che non sapevano nulla di agricoltura. Che mandarono i primi raccolti i secca, ma che furono sostenuti dal pur tanto reticente all’idea di stato, barone di Rothschild, che versò in 15 anni oltre un milione e mezzo di sterline inglesi. Queste quattro colonie esistono ancora. I turchi cominciarono a preoccuparsi e a proibire l’immigrazione ebraica, gli ebrei cominciarono ad entrarvi illegalmente, sebbene i figli dei pionieri preferissero le città ai campi. Dal 1904, a seguito del pogrom di Kisinev, e poi, al fallimento della rivoluzione del 1905, ripresero le ondate migratorie. Si cominciò a parlare ebraico nel paese, si aprirono scuole e fondi malattia per i lavoratori. E le prime unità di difesa dalle incursioni di arabi e beduini. Dal 1908 i turchi permisero l’acquisto di armi per gli arabi. Gli insediamenti cominciarono ad essere attaccati sistematicamente. Durante la prima guerra mondiale, una dura persecuzione ai coloni da parte di turchi, con espulsioni e uccisioni, gli ebrei cercarono di mettere su una rete di spionaggio a favore degli inglesi, nel settembre 1917 furono scoperti arrestati e torturati. Fu uno scambio delle parti, l’organizzazione sionista poteva far da sostegno allo sforzo bellico inglese, il 2 novembre 1917 arriva la dichiarazione di Balfour, in cui gli inglesi dichiarano di vedere con favore la creazione di uno stato ebraico in Palestina. Il paese era ancora parte dell’impero ottomano, ma era stato invaso dagli inglesi dal 31 ottobre. Allenby entrò a Gerusalemme a dicembre, durante Chanukkà. Agli ebrei devoti dovette sembrare il Messia.
Dal 1918 la Palestina divenne dunque protettorato britannico. Negli anni 20 vi fu una nuova ondata migratoria, proveniente principalmente dalla Polonia. Malgrado la moltiplicazione delle rivolte arabo, e una maggiore rigidità inglese, la popolazione continuò a crescere. Negli anni 30 arrivarono oltre 100.000 ebrei tedeschi. La maggior parte degli ebrei polacchi, per lo più tradizionalisti e devoti, rimasero in Polonia, in attesa del Messia. Arrivò Hitler, nel 1939.

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