domenica 28 luglio 2013

Essere sionisti nel 2002: Indro Montanelli, Soltanto un giornalista


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 "Gli anni Cinquanta si chiusero per me con una rivelazione: lo Stato d'Israele. (...) Sul contenzioso fra arabi e israeliani, in quei giorni mi feci due idee generali alle quali sono rimasto aggrappato. Primo: l'ebraismo ha, nei diritti su Gerusalemme, una priorità non solo storica, ma anche d'ispirazione e di concezione del trascendente cui dovrebbero inchinarsi anche le due altre religioni monoteiste. Secondo: pur nella ristrettezza dei suoi confini geografici, la nascita d'Israele è forse l'avvenimento più epocale del Novecento. Metterlo a repentaglio per una questione d'insediamenti è assurdo, nonostante le difficoltà dei rispettivi leader nei confronti dei loro estremisti. Ma se costoro finissero per prevalere, sarebbe una tragedia per tutto l'Occidente, che non potrebbe limitarsi a una parte di spettatore. Di fronte alla minaccia islamica, comunque, essere filoisraeliano non è sufficiente. Io sono ebreo, e basta".

Indro Montanelli, "Soltanto un giornalista", cap. XX, pagg. 208-213, Rizzoli, Milano, 2002.

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