domenica 13 luglio 2014

Stay human... in che senso?



Siamo talmente abituati a leggere, ascoltare o a pronunciare alcune frasi, che ormai le diamo per scontate: sono così e sono giuste, anche perché attorno alla loro apparizione si accende nel nostro cervello la lampadina del pacifismo e si genera immediatamente un largo ed entusiastico consenso.
Una di queste è senza dubbio la celeberrima "Stay human", motto diventato famoso grazie all'attivista dell'ISM, Vittorio Arrigoni, che ne ha fatto la sua bandiera.
Questa frase spopola nei social network e anche oggi è uno dei commenti più frequenti nei thread in cui si parla di Israele, o meglio, nei luoghi in cui si focalizzano le accuse e il biasimo contro Israele. Queste accuse ormai si rimpallano di bocca in bocca con una precisione talvolta sconcertante, siamo a livelli di reciproca citazione testuale.
Ma qual è l'accusa che le accomuna tutte?
Israele è DISUMANO... e quindi la parola d'ordine è: STAY HUMAN!
Israele ruba la terra dei palestinesi e li caccia dalle loro case: è disumano.
Israele ruba l'acqua ai palestinesi: è disumano.
Israele incarcera i bambini: è disumano.
Israele bombarda Gaza e ammazza i bambini: è disumano.
Israele sta sottoponendo il popolo palestinese ad un nuovo olocausto: è disumano.
Non a caso i commentatori più grevi non dicono neanche "Israele" ma usano la locuzione "entità sionista", a rimarcare ulteriormente (forse inconsciamente) la spersonalizzazione e la disumanizzazione del soggetto. La disumanizzazione è quindi duplice:
1) Israele è sempre un'entità astratta e arida, mai un popolo o una gente
2) A questa entità vengono attribuite scelte e azioni giudicate disumane 


Poco importa se queste accuse non sono documentate, se sono menzogne mortifere prive di fondamento che fomentano odio, tutto viene tenuto insieme da poche frasi che generano immediato consenso, perché hanno una sorta di marca positiva a prescindere e rimandano ad una mitologia di pace, di forza e di libertà. Ovviamente chi è a conoscenza della storia viene percorso da un brivido freddo nel riconoscere dietro queste parole "nuove" dinamiche vecchie e micidiali, ma la maggior parte delle persone non sembra rendersene conto, allora ho pensato di condividere con voi alcuni spunti di riflessione sul tema dell'umanità e della disumanità per osservare come queste categorie siano state già ampiamente sfruttate in tempi ben noti.
14 luglio 2014





IL FURTO DELLA TERRA (AVIDITA' e DISUMANITA')


"Gli stessi teorici del Volk, mentre si preoccupavano di definire con tanta precisione l'eroe nazional-patriottico, si occupavano con altrettanto impegno ad indicarne il nemico, identificato in primo luogo con l'ebreo. (...)
La letteratura popolare dava dell'ebreo, lo straniero, un'immagine stereotipa via via più sgradevole; i romanzi contadini in numero sempre crescente descrivevano l'ebreo che calava dalla città sulla campagna per privare il contadino della sua ricchezza e della sua terra; ed era, questa sua, un'azione quanto mai insidiosa: privando il contadino della sua legittima proprietà, la terra, l'ebreo ne recideva i legami con la natura, col Volk e con la forza vitale. In questo senso, l'ebreo è dunque identificato con la moderna società industriale che sottrae al contadino le sue radici, distruggendo la parte più genuina del Volk. L'idea dell'antitesi ebreo-contadino non era frutto di mera astrazione, ma aveva qualche vago fondamento nella realtà: quando i contadini versavano in difficoltà finanziarie, si rivolgevano all'usuraio ebreo, il quale a volte, per farsi pagare, inevitabilmente ricorreva al sequestro delle terre. Nella prospettiva distorta del contadino oberato di debiti il giudeo rappresentava il nemico, la componente di più facile identificazione dell'avido potere della moderna civiltà capitalistica, ed era assurto a causa delle disgrazie del popolo tedesco. Nei romanzi popolari, dunque, i personaggi ebraici mancavano del tutto di qualità umane ed erano pervasi da una spasmodica sete di denaro e di potere."

IL DISUMANO COME OBIETTIVO DELL'ODIO DI MASSA

"Che il richiamo dell'antisemitismo superasse i limiti della psicopatologia e non dipendesse da questa quanto alla possibilità di essere accolto, è reso evidente dall'immagine corrente dell'ebreo. Se l'immagine di un ebreo particolare poteva bastare ad appagare le frustrazioni di una mente alterata, tale "individualizzazione" non sarebbe stata sufficiente al raggiungimento del fine desiderato nella cornice di un'ideologia politica. Perché l'immagine dell'ebreo potesse scatenare reazioni sentimentali e divenire il termine di contrasto di un movimento di massa, l'ebreo doveva essere generalizzato, astratto, spersonalizzato, doveva essere trasformato in simbolo, cessando così di essere creatura umana. Hitler presentò il male nella specie giudaica come astratto stereotipo: l'ebreo era avviato sulla strada della disumanizzazione, veniva privato della sua individualità. "

L'ODIO INCANALATO SI SOSTITUISCE AL DESIDERIO DI RIVOLUZIONE

"Se la definizione del giudaismo andava facendosi sempre più astratta, sempre più concreto diveniva l'antisemitismo degli aderenti al partito nazista; violenza e crudeltà nei confronti degli israeliti divennero elementi espliciti e di primaria importanza dell'ideologia di massa, tutta volta allo sfogo in senso emozionale dell'impulso rivoluzionario. Il grido di "Juda verrecke" ("Crepa giudeo") entrò nell'uso comune; ancora più truci, e di conseguenza più popolari, erano le strofe cantate dalle SA mentre marciavano per le strade, e che cominciavano col verso: «Quando sangue ebraico sgocciola dal coltello». Feroci slogan, in cui si esprimeva la culminazione di quel processo di disumanizzazione degli ebrei, associata a idee di forza."


qui il testo integrale: http://imaginaryboys.altervista.org/italiano/nazismo/ebreo.htm

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