sabato 26 maggio 2012

Ancora sul doppio linguaggio: disastro o vittoria?


Il problema del "doppio linguaggio" è una realtà sotto gli occhi di chiunque si occupi delle tematiche Mediorientali informandosi non solo tramite i media occidentali, ma anche tramite quelli locali. Palestinian Media Watch in particolare da anni denuncia questo comportamento inaccettabile da parte Palestinese. 

Appare evidente infatti che per trattare la questione ebraica ed israeliana, viene utilizzato un linguaggio decisamente epurato, improntato a toni di ragionevolezza e continui riferimenti ai diritti umani, alla pace, alla teoria della convivenza dei due popoli e due Stati per quanto riguarda la comunicazione verso l'Occidente. Tutt'altro atteggiamento viene utilizzato invece quando i destinatari dei messaggi mediatici sono i popoli arabi o la comunità musulmana nel mondo: qui emerge tutto l'odio razziale contro gli ebrei, il negazionismo, l'apologia del martire e le effettive intenzioni di cancellare dai territori della "grande nazione araba" lo Stato di Israele, per sostituirlo con uno Stato Palestinese e Musulmano (ideologia che ben è stata definita con il termine PALESTINISMO e che si oppone, per distruggerlo, al sionismo).

Solo di recente il problema del doppio linguaggio è stato sollevato per la prima volta in sede internazionale di fronte all'UNESCO, quando si scoprì che in un periodico finanziato dall'UNESCO stesso e destinato ai ragazzi palestinesi era stata pubblicata una glorificazione di Hitler inquanto sterminatore di ebrei.

La cosa incredibile è che queste glorificazioni, l'indottrinamento al disprezzo dell'ebreo e l'incitamento alla distruzione dello Stato di Israele non sono realtà poi tanto nascoste, infatti si trovano esplicitamente illustrate nei libri di testo comunemente utilizzati dai bambini palestinesi, le varie televisioni strabordano di esempi simili, per non parlare delle famose vignette "satiriche" antisemite e violente che hanno amplissima diffusione in tutto il mondo arabo.

Verrebbe da chiedersi come sia possibile questa cecità generalizzata della nostra società occidentale, vorremmo pensare che dopo i fatti dell'UNESCO la sensibilità media si sia innalzata, invece ancora una volta la tecnica del doppio linguaggio viene utilizzata sfacciatamente e nessuno sembra fare una piega.

Il caso che vogliamo illustrare oggi riguarda i 1.550 condannati palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. Almeno un paio di questi, che vengono intenzionalmente chiamati "prigionieri" ma che più giustamente dobbiamo chiamare "condannati", sono oggi in fin di vita a causa del prolungato digiuno che si sono auto-imposti. 

Il 24 Maggio 2012 Abbas organizza a beneficio dei media internazionali una conferenza stampa per lanciare un messaggio ufficiale condiviso dai rappresentanti dell'OLP e da rappresentanti di Fatah. 
Di fronte ai giornalisti (leggi qui) asserisce che dichiarerà il "disastro nazionale se uno qualsiasi dei 1.550 prigionieri palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane dovesse morire". E prosegue precisando che riterrà  "il governo israeliano pienamente responsabile per la vita e il destino dei prigionieri palestinesi in digiuno", e minaccia che "non verrà tollerata" neanche la morte di un, cosiddetto, prigioniero.

Se nella dichiarazione diretta alla comunità internazionale Abbas mette l'accento sul fatto che la morte di questi condannati scioperanti rappresenterebbe una "catastrofe", tanto da rendere necessaria la dichiarazione di "disastro nazionale", tutt'altro registro viene utilizzato dagli scioperanti stessi che solo pochi giorni prima dichiarano 
“Se muoiono, la vittoria sarà più grande”, perché “In ogni caso, Israele verrà ritenuta responsabile” (leggi qui). E mentre gli scioperanti esplicitano la natura del ricatto immorale, nel frattempo il movimento per la jihad islamica ha già minacciato di riprendere gli attacchi missilistici da Gaza su Israele se uno dei prigionieri dovesse morire.

Allora, spiegateci un attimo, la morte di questi condannati palestinesi sarà un "disastro nazionale", una "catastrofe", o non sarà piuttosto considerata un giusto sacrificio dei buoni martiri islamici e quindi una "vittoria" che consentirà di riprendere con virulenza gli atti terroristici contro la incolpevole popolazione israeliana?


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