lunedì 30 aprile 2012

I soldi arabi comprano l'industria dei media

Quello che i media dicono o non dicono

Ronn Torossian, amministratore delegato di una grossa società americana di pubbliche relazioni racconta come le nazioni arabe e le organizzazioni terroristiche ottengano una copertura positiva nei media pagando le agenzie di Public Relations. Queste garantiscano copertura mediatica o nascondano alla vista dei media chi le finanzia... quale terzietà, quale informazione onesta e indipendente si può avere in queste condizioni?



Titolo originale: How Arabs Win the PR War
29 aprile 2012
di Ronn Torossian


Ronn Torossian è Amministratore Delegato di 5WPR, una delle 25 principali agenzie di Public Relations negli Stati Uniti, è autore di “For Immediate Release: Shape Minds, Build Brands, and Deliver Results with Game-Changing Public Relations”.





L'industria statunitense delle Public Relations è un'industria di altissimo profilo, ma si tratta di una ristretta cerchia in cui non più di 75 imprese contano più di 50 dipendenti (cioè hanno una portata sufficiente a rappresentare un governo straniero o interessi stranieri).

Durante il pranzo la scorsa settimana, uno dei miei colleghi che, come me, possiede una delle 25 agenzie di Pubbliche Relazioni più grandi degli Stati Uniti, mi ha spiegato perché la sua azienda non  darà più copertura mediatica alle organizzazioni ebraiche e pro-Israele.

Semplicemente ci sono molti più soldi e quindi molto più interesse a lavorare per organizzazioni arabe e filo-arabe. Dal punto di vista commerciale, dal punto di vista del businnes, non è più conveniente lavorare per organizzazioni ebraiche o filo-israeliane. Si tratta di una tendenza in atto, che crescerà nei prossimi anni e vedrà gli interessi arabi ancor più positivamente ritratti nei media internazionali.

Le ultime notizie dicono che il Bahrein ha assunto almeno 10 aziende di Pubbliche Relazioni negli ultimi 12 mesi. 
Sì, avete letto bene - 10 - tra cui Qorvis, la famosa azienda di Washington già ingaggiata dall'Arabia Saudita per salvare la reputazione regno all'estero dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre.

Il regime del Bahrein, che tortura i propri cittadini, ha una terribile situazione dei Diritti Umani e non riconosce l'esistenza di Israele, ha anche ingaggiato Joe Trippi, ex manager della campagna di Howard Dean per la sua candidatura presidenziale nel 2004, e Sanitas International, il cui partner è Christopher Harvin, un ex aiutante di Bush alla Casa Bianca.

Molte cose sono cambiate nel "nuovo" Medio Oriente - fatta eccezione per il riconoscimento di Israele- milioni di dollari vengono spesi in campagne professionali di pubbliche relazioni che sostengono gli interessi arabi:

* La Harbour Group, società di lobbying di Washington DC, è stata assunta dal nuovo governo della Libia. Come The Hill ha recentemente rivelato, Harbour ha da poco firmato un nuovo contratto di 15.000 dollari al mese con l'ambasciata libica.

* Anche Patton Boggs, un altro grande “K street lobbying group” rappresenta ora il nuovo regime libico. Ma avevano già lavorato con il dittatore libico Muammar Gheddafi, affiancati dal Cambridge, un Monitor Group basato in Massachusetts, che ha ottenuto un enorme contratto da 250 mila dollari al mese con Tripoli per il reclutamento di eminenti accademici americani affinché lodassero il governo del dittatore libico negli Stati Uniti.

Non è una novità quindi per il Medio Oriente che i governi arabi investano un sacco di soldi in pubbliche relazioni. Il regime siriano ad esempio continua con la macellazione di migliaia di suoi cittadini quotidianamente, mentre si fa notare la mancata copertura dai media mainstream (e una delle cose che una buona agenzia di Public Relations è in grado di fare, è esattamente garantire che le storie negative non vengano pubblicate).

Un giorno scopriremo chi sta lavorando oggi per la Siria. Pochi mesi fa gli hacker hanno pubblicato  centinaia di e-mail dell'ufficio del presidente siriano Bashar Assad, che hanno rivelato un grande lavoro di preparazione di Assad per la sua intervista con Barbara Walters della ABC, del dicembre 2011.

* La società di PR, Lloyd James Brown, ha lavorato in passato per aumentare  la popolarità e l'influenza internazionale del regime di Gheddafi. Loro stessi hanno dichiarato: "abbiamo assistito il governo libico nei suoi sforzi per raggiungere tutta la comunità politica internazionale attraverso le Nazioni Unite, la politica degli Stati Uniti e la comunità universitaria".

Le organizzazioni terroristiche di Hamas e Hezbollah hanno assunto agenzie di PR per fare lobbying per loro sulla stampa e sulla scena non solo americana, ma mondiale. Questi gruppi terroristici hanno ingaggiato foto-reporter e giornalisti.

* La Fenton Communications, società di PR di New York City, lavora con lo stato arabo del Qatar per sviluppare una campagna di delegittimazione di Israele, in sostanza, orchestrando campagne internazionali anti-israeliane che mirano a rompere il cosiddetto assedio della Striscia di Gaza.

Fenton Communications lavora anche per "Al Fakhoora", un'organizzazione pro-palestinese sempre con sede in Qatar che ha "lanciato una campagna di sensibilizzazione per sporgere denuncia legale contro Israele e cambiare la percezione del pubblico in Occidente sulle sue azioni". Nel loro sito, nell'aprile 2012 dichiaravano di lavorare con Fenton Communications NYC per sostenere la campagna per porre fine al blocco di Gaza. Questa organizzazione continua ad assistere apertamente gruppi terroristici.

L'ufficio dell'OLP  negli Stati Uniti ha assunto la Bell Pottinger, una delle principali agenzia di PR internazionali, per ricevere "consulenze sulla comunicazione strategica, relazioni pubbliche, relazioni con i media e gli affari del Congresso".

* Il gigante statunitense delle Public Relations, Burson-Marsteller, in risposta alla richiesta di Israele per una riunione, ha dichiarato: "Non prenderemo in consegna un progetto del genere ... La nostra è un'impresa commerciale. Se accettassimo il progetto, questo ci creerebbe un'enorme quantità di reazioni negative... Israele è un progetto particolarmente controverso."

C'è una ragione per cui gli arabi vincono la guerra dei media: assumono professionisti della comunicazione, finché spendono soldi continueranno a vincere. 

In Medio Oriente, l'uccisione di persone innocenti continua – dal Bahrein alla Siria e i professionisti delle relazioni pubbliche permettono loro di continuare a vendere le loro storie.

Sono rimasto molto rattristato quando il mio collega mi ha spiegato perché la sua agenzia non avrebbe più lavorato per gli interessi ebraici o per Israele. La mia agenzia non lavora per i barbari moderni che macellano gli innocenti, ma nel frattempo i nostri concorrenti fanno milioni vendendo  terrore e brutalità.

Benvenuti nel Grande Teatro dei Media...!

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