E’ questa la nuova forma della guerra globale?
settembre 14, 2012articolo originale: http://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2012/09/14/e-questa-la-nuova-forma-della-guerra-globale/
L’undici settembre questa volta, undici anni dopo, sembrava passare quasi in sordina. Poteva essere effetto, ho pensato, della crisi economica, che occupa gran parte dei pensieri, poteva essere il tempo che passa… E invece, puntuale, qualcosa è successo, ma cosa?
Eppure, messo in rete al momento giusto (ed il momento è giusto!) ha sortito l’effetto desiderato. E’ cominciato al Cairo, con l’assalto all’Ambasciata americana. In quell’Egitto ancora ben lontano perfino da una parvenza di stabilità che “l’Occidente” aveva già dato per scontata dopo le elezioni. Un paese governato da un presidente che da una parte riarma il Sinai, senza l’accordo di Israele, rompendo cosi’ un patto che risaliva ai tempi di Camp David, nel ’78, quando il Sinai fu dichiarato zona demilitarizzata, per far fronte ai terroristi che scorrazzano nella zona, e dall’altro si presenta al vertice dei Paesi non allineati, a Teheran. Un paese in mano a un gruppo terrorista islamista, i Fratelli Musulmani, dei quali Muhammed Morsi è il rappresentante, che accetta l’apertura di un ufficio di Hamas e grida alle folle che il trattato di pace con Israele è carta straccia, mentre promette alla Clinton rispetto del trattato e protezione dei diritti umani e delle minoranze. Una presidenza, quella di Morsi, che non sembra aver intenzione di spartire il potere con coloro che in Egitto, invece, il potere l’hanno sempre detenuto: l’esercito.
Il 12 agosto 2012, Mohamed Morsi ha nominato l’ex giudice Mahmud Mekki alla carica di vice presidente. Ha inoltre ritirato la delega di ministro della Difesa e di capo delle Forze armate a Mohammed Tantawi. Ritirata la delega anche al capo di gabinetto, Sami Anan. A guidare le forze armate al posto di Tantawi è stato nominato il generale Abdellatif Sisi, mentre il nuovo capo di gabinetto sarà il generale Sidki Sobhi. Morsi ha, inoltre, cancellato la dichiarazione costituzionale emessa dall’esercito egiziano subito prima della sua nomina a presidente e che dava alle forze armate ampi poteri in materia legislativa. Tantawi è quello che per 20 anni è stato al fianco di Hosni Mubarak e capo della giunta militare alla su caduta. Le iniziative di Morsi hanno determinato il rafforzamento dei partiti islamisti, quello dei Fratelli Musulmani e quello di Giustizia e Libertà, insieme ai salafiti di al Nour, che avevano contribuito alla sua vittoria. Strano paese l’Egitto, strane cose vi accadono. Domenica 9 settembre, ad esempio il giornale arabo Moheet.com, un giornale di Dubai con una sede al Cairo, riportava la singolare notizia dell’arresto “casuale” di due persone che stavano viaggiando sulla strada Cairo- Ismailia con a bordo della loro auto una bomba descritta “a fissione nucleare”. Notizia che, seppure tutt’altro che di poco conto, è ripresa solo dal giornale Egypt Indipendent che, confermando sostanzialmente l’accaduto, “ammorbidisce” un po’ i toni nella descrizione della bomba: la chiama ad “alto esplosivo”. E basta. I due, “miracolosamente”, riescono a fuggire e la notizia non appare più su nessun altro blog o giornale del mondo.
Poi, l’11 settembre, l’assalto all’Ambasciata americana, il film.
http://www.youtube.com/watch?v=MAiOEV0v2RM
I Fratelli si fanno aiutare dagli ultras sportivi che cosi’ tanto comodo fecero già durante le rivolte contro Mubarak e dagli utili idioti che credono di stare vendicando un’offesa insanabile.
Si comincia a parlare di questo film. Che cos’è? Chi è il regista? Chi l’ha prodotto? E la farsa comincia a prendere corpo. Il regista, scrivono subito i giornali, si chiama Sam Bacile, ebreo-israeliano-americano. Si puo’ trovare un personaggio più perfetto alla bisogna di questo? La produzione è americana. Siamo a ridosso dell’11 settembre, non dimentichiamolo. I media, soprattutto le televisioni, più veloci dei giornali, e il web si gettano a capofitto sulla notizia. Non ci sono dubbi, inizialmente. Quello che preme è solo prendere le distanze, condannare il film.
Poi, arriva la notizia dell’assalto all’Ambasciata americana a Bengazi. L’assalto del Cairo, nonostante sia partita da li’ la cosa, è subito dimenticato, perché a Bengazi ci sono morti. Uno sicuro, l’ambasciatore statunitense Christopher Stevens. E insieme a lui, quattro o forse cinque tra il personale dell’Ambasciata. E parte la ridda di dichiarazioni:
”Questo e’ un Paese che non riesce a trovare la pace, ma deve anche essere aiutato a trovarla. Mi chiedo: e’ il caso di fare tutta questa propaganda contro il Profeta, offendendo un popolo attraverso la religione? In questo modo si aiutano soltanto le forze estremiste e fondamentaliste che vogliono destabilizzare”. Monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, vescovo di Tripoli, commenta così all’Adnkronos l’attacco alla sede diplomatica in Libia conclusosi con l’uccisione dell’ambasciatore statunitense. ”Bisogna accompagnare la Libia nel suo percorso verso la pace, aiutando il popolo a ritrovare la calma e la serenita’. Film del genere di certo non fanno piacere e possono dare un pretesto agli estremisti”.
Ecco, per monsignor Martinelli i colpevoli sono, eventualmente, coloro che hanno osato un film dissacratorio contro l’Islam, non gli assassini. Eppure, lo stesso giorno, Guido De Sanctis, console italiano a Bengazi, aveva dichiarato all’Adnkronos: ”La violenza non sembra essere stata innescata dal nuovo film su Maometto”. Evidentemente, fin dall’inizio, c’è stato chi qualche dubbio se lo è fatto venire.
Per esempio, già il 12 settembre, The Atlantic scriveva:
“Da mie ricerche a proposito di Sam Bacile, il presunto produttore dell’ormai famigerato trailer del film “L’innocenza dei musulmani”.. ho appena chiamato un uomo di nome Steve Klein – uno che si definisce un attivista militante cristiano, a Riverside, California, descritto in diversi resoconti dei media come consulente al film. Klein mi ha detto che Bacile, il produttore del film, non è israeliano (oh! disdetta), e molto probabilmente non è ebreo (oh! che peccato!) , come è stato riferito, e che il nome è, infatti, uno pseudonimo. Ha detto di non sapere il vero nome di “Bacile” . “Mi ha detto che Bacile lo ha contattato, perché conosciuto per le sue proteste anti-Islam fuori delle moschee e delle scuole, e perché, ha detto, è un veterano del Vietnam e un esperto nel cercare e svelare cellule di al Qaeda in California. “Dopo l’9/11 sono andato alla ricerca di cellule terroristiche in California e le ho trovate…” Mi ha detto che l’uomo che si è identificato come Bacile gli ha chiesto di contribuire a realizzare il film. Quando gli ho chiesto di descrivere Bacile, ha detto:. “Non so molto su di lui l’ho incontrato, gli ho parlato per un’ora. Non è israeliano, lo posso dire con certezza, lo Stato.. di Israele non è coinvolto, Terry Jones (il radicale pastore cristiano che brucio’ il Corano davanti alle telecamere) non è coinvolto. Il nome (Bacile) è uno pseudonimo. Tutte queste persone dal Medio Oriente con le quali lavoro hanno pseudonimi….ho il sospetto che questa sia una campagna di disinformazione." “Gli ho chiesto chi pensava fosse Sam Bacile. Ha detto che ci sono circa 15 persone associate alla realizzazione del film: “Nessuno di loro è cittadino americano. Sono persone dalla Siria, dalla Turchia, dal Pakistan, alcuni dall’Egitto. Alcuni sono copti, ma la stragrande maggioranza sono evangelici."
Questo sembra essere uno degli articoli apparsi nelle prime, frenetiche ore a caccia di notizie. La stampa europea, lentissimamente, ha dovuto prendere atto della verità che si stava delineando, cosi’ diversa da quella che forse avrebbero desiderato per lo scoop ideale. Poi, nuovi ragguagli. Sam Bacile tramonta, per lasciare il posto a Nakoula Basseley Nakoula. Oh! e chi è? Scrive Israel Hayom: “Autorità statunitensi sospettano che il cristiano copto Nakoula Basseley Nakoula sia dietro alla pellicola anti-Islam, legata al violenti disordini in Egitto e Libia…”
E allora a questo punto perfino la stampa italiana si è dovuta adeguare. Scrive Il Sole24 ore:
"Dietro la falsa identità di Sam Bacile si nasconde in realtà, stando a fonti di polizia e inchieste dei media americani, il volto di Nakoula Basseley Nakoula, un 55enne estremista cristiano copto della California con tanto di fedina penale. Anzi condannato per truffa bancaria nel 2010, gli era stato esplicitamente vietato di utilizzare Internet senza una esplicita autorizzazione di un ufficiale giudiziario. Il Dipartimento della Giustizia ha aperto indagini sull’intera vicenda.
Del tutto pretestuosa, dunque, l’identità creata ad arte per il truculento filmato “L’innocenza dei Musulmani”: quel Bacile, autore americano di origine israeliana, capace di raccogliere 5 milioni di dollari per girare il suo film da generosi donatori ebraici, non è mai esistito. Quei fondi e quei sostenitori sono un inganno. Nakoula, raggiunto a Cerritos vicino a Los Angeles dove vive prima di dileguarsi, ha ammesso di aver collaborato alla logistica del filmato ma ha continuato a negare di essere lui Bacile. Il suo secondo nome, però, è Basseley, una delle versioni circolate del nome del regista. In passato ha usato alias quali Mark Basseley Youssef e Yussef M. Basseley. E, coincidenza finale, il numero di telefono cellulare dato come contatto per Bacile è stato fatto senza ombra di dubbio risalire direttamente a Nakoula. La sua identità e il suo ruolo sono stati confermati nella notte da agenti federali. Era stato condannato due anni or sono a 21 mesi di carcere e a pagare risarcimenti per 780.000 dollari per truffa ed è tuttora in libertà vigilata….”
Allora, anche Repubblica fornisce i suoi particolari:
“Su YouTube è stato messo da un certo Moris Sadek, nella versione araba. Lui risulta aderente a tutte le associazioni islamofobiche possibili, fa parte di molte associazioni repubblicane ed è un fan di George Bush jr. Sadek spiega di averlo fatto per un dovere di verità. Dice di non conoscere personalmente Sam Bacile. Sostiene di averci soltanto parlato al telefono. Da 36 ore a questa parte, Morris Sadek ha cancellato il suo profilo da Facebook. Ma qualcuno di rightwingwatch.org è riuscito a estrarlo comunque dal web. Morris Sadek risulta aderente a tutte le associazioni islamofobiche possibili e immaginabili, è iscritto ai Warriors of Christ (I guerrieri di Dio), è un seguace del famigerato reverendo Terry Jones, è membro di molte associazioni repubblicane ed è un fan sfegatato di George Bush jr. Anche lui ora è uccel di bosco. E immediatamente è nato su Facebook un gruppo denominato: We are all Morris Sadek! (“Siamo tutti Morris Sadek!”).
Beh come farsa, la sua qualità sembra proporzionale a quella del film.
Il Dailybeast ci fornisce ulteriori indicazioni:
“Secondo l’articolo del Law Center, che apparve nel Report sullo stato nella primavera del 2012, Klein ha dichiarato che la California è piena di cellule dormienti di Fratelli musulmani “che sono in attesa della data di attivazione e inizieranno a caso, uccidendo molti di noi come possono.“… “Klein è legato anche al movimento Minuteman, i Guardiani cristiani, e al gruppo anti-musulmano con sede nello Utah chiamato Coraggiosi Cristiani Uniti.
Secondo il suo sito web, il gruppo esiste per difendere il cristianesimo tradizionale contro le sette e le altre “false” religioni e filosofie a tutti livelli, e per sostenere il Corpo di Cristo nell’affrontare tali sfide.
Un loro recente messaggio: ”L’impegno dei CCU nella realizzazione del ‘The Innocence of muslim’ diventerà presto pubblico. I vostri modi odiosi saranno esposti al mondo.” Klein ha detto al Daily Mail in un’intervista che delle 15 persone che hanno fatto il film, tre sono stati torturati. “Uno degli amministratori è stato gettato in una cella abbastanza grande solo per starci solo in piedi, per 90 giorni, e gli hanno rotto le gambe. Un altro è stato torturato per sei mesi, ed era uno degli uomini più ricchi del paese"
Quindi, spazzatura politica che produce spazzatura mediatica. Ma la religione offesa, la mancanza di rispetto, la blasfemia in questa storia sono un pretesto o la sostanza? Possibile che una farsa di questo genere possa davvero provocare l’ondata di morti e violenze che stanno scuotendo, ovunque, il mondo islamico? Scrive Repubblica a proposito dell’attacco a Bengazi, spacciato in un primo momento per “atto spontaneo di fedeli musulmani offesi”:
“La Cnn, citando funzionari americani, ha attribuito ad Al Qaeda la pianificazione e la realizzazione dell’attentato. Su questa ipotesi l’amministrazione resta cauta, e si limita per ora a parlare di “un attacco chiaramente complesso”. Senza però citare la rete che fu di Bin Laden. Gli Stati Uniti hanno deciso di inviare in Libia 200 marines delle forze antiterrorismo e, contemporaneamente, di lanciare un’offensiva con l’uso dei droni contro i campi di addestramento dei gruppi jihadisti. L’attaco di Al Qaeda sarebbe stato deciso per vendicare il numero due dell’organizzazione, Abu Yaya al-Libi, ucciso alcuni mesi fa. Morte confermata da Ayman al-Zawahiri proprio all’alba dell’11 settembre. Lo sostiene il think tank britannico Quilliam, citato oggi dalla Cnn.
La protesta contro il film sarebbe stata dunque soltanto una scusa per un piano già preparato.
E allora, chi e perché ha messo in giro quel trailer? E’ questa la nuova forma pensata per scatenare una guerra globale? Può darsi. Quello che è certo è che, come già sapevano gli antichi romani, sangue, onore, morte sono ingredienti ottimali per far dimenticare al popolo quanto i suoi governanti lo stanno affamando.