COMMISSIONI RIUNITE I
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio ed interni) e III (Affari esteri e comunitari)
Documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’antisemitismo
“Se Auschwitz non ha guarito il mondo dall’antisemitismo, cosa potrà farlo ?....Cosaabbiamo quindi imparato dal passato? Abbiamo imparato che il razzismo è stupido e chel’antisemitismo è un’infamia. Abbiamo imparato che la nostra umanità è definita dal nostro atteggiamento verso l’alterità dell’altro, che abbiamo una chiara scelta tra cadere nella provocazione del nemico e il nostro dovere morale nei confronti gli uni degli altri, la scelta tra il nichilismo e il senso, il significato, tra la paura e la speranza. Questa scelta appartiene a ciascuno di noi.”,
Elie Wiesel, Premio Nobel per la pace, intervento presso l’Aula della Camera dei
deputati nel Giorno della memoria, 27 gennaio 2010
Il Comitato d’indagine sull’antisemitismo
A presiedere il Comitato è stata chiamata l’on. Fiamma Nirenstein (PdL), vicepresidente
della Commissione affari esteri e comunitari. Ulteriori componenti dell’Ufficio di presidenza del Comitato sono l’on. Michele Bordo (PD), in qualità di vicepresidente, e l’on. Raffaele Volpi (LNP), in qualità di segretario2, entrambi componenti della I Commissione.
Il programma e gli obiettivi dell’indagine
Il programma dell’indagine conoscitiva, deliberato dalle Commissioni, ha fissato l’obiettivo
dello svolgimento di un’attività di monitoraggio e di approfondimento tematico del fenomeno
dell’antisemitismo, sia a livello internazionale che nazionale, in una logica e prospettiva di indirizzo politico. In particolare, l’indagine è stata impostata in modo da evidenziare i nuovi caratteri che tale fenomeno ha assunto rispetto a quelli tradizionali, con particolare riferimento all’odio etnico e religioso, alimentato dal fondamentalismo, ed allo strumentale intreccio con l’antisionismo e con le derive negazioniste.
Si è valutato che la recrudescenza dell’antisemitismo a livello mondiale, ed in particolare in Europa, unitamente al complesso rapporto con le vicende del Medio Oriente, induce a non sottovalutare gli episodi di intolleranza, che hanno avuto luogo anche in Italia, e ad adottare un’impostazione del problema che coniughi i profili di interesse internazionale con quelli di interesse nazionale.
L’indagine ha inteso, in generale, inquadrare il fenomeno dell’antisemitismo nella tematica dei diritti umani e della discriminazione sotto il profilo etnico e religioso.
In base al programma, l’attività di indagine si è quindi articolata principalmente in audizioni
di soggetti rilevanti ai fini dei temi trattati.
Infine, il programma ha indicato come soggetti da audire i Ministri degli esteri, dell’interno
e della pubblica istruzione e dirigenti dei relativi ministeri; rappresentanti delle Organizzazioni internazionali e delle istituzioni europee; parlamentari esteri ed europarlamentari componenti di comitati per la lotta all’antisemitismo; rappresentanti delle Associazioni e delle ONG per la lotta all’antisemitismo; magistrati e dirigenti della pubblica sicurezza; rappresentanti dei mezzi di comunicazione, della scuola e dello sport; accademici, studiosi ed esperti di centri ed istituti di ricerca; rappresentanti di confessioni ed organismi religiosi.
Si segnala infine che, in conformità con l’articolo 144, comma 2l del Regolamento, nel
corso dei lavori dell’indagine le Commissioni hanno deliberato un’integrazione del programma dell’indagine, al fine di includere l’audizione del Ministro per la gioventù.
Il contesto dell’indagine conoscitiva
Il 44% degli italiani manifesta in qualche modo atteggiamenti e opinioni ostili agli ebrei; nel 12 per cento dei casi tale ostilità si configura come antisemitismo vero e proprio. Sono alcuni tra i dati raccolti nel 2009 dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), che hanno contribuito a smentire il convincimento che in Italia l’antisemitismo sarebbe fenomeno dai connotati trascurabili. Sono dati cui lo stesso Ministro degli affari esteri, on. Franco Frattini, ha in più occasioni dato risalto, illustrando un fenomeno diffuso non solo nella società europea, ma a livello di comunità internazionale.
I dati sulla situazione italiana s’inquadrano, peraltro, in una tendenza europea di forte ripresa del fenomeno, tornato di conseguenza al centro dell’azione di monitoraggio svolta dalle maggiori agenzie internazionali competenti in tema di diritti umani e di lotta contro ogni forma di razzismo e intolleranza.
Dopo la Conferenza dell’OSCE sull’antisemitismo del 2003, che ha rappresentato una pietra militare per la definizione e comprensione del fenomeno, nel gennaio del 2009 l’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani della stessa organizzazione (ODIHR), a fronte dei nuovi dati disponibili, rinnovando la preoccupazione per la crescita di episodi di antisemitismo nei Paesi europei, ha inaugurato una poderosa strategia mirata alla formazione dei giovani ed alimentato un dibattito sull’antisemitismo nel discorso pubblico, culminato in una Conferenza svoltasi nel 2011.
A livello di Unione europea, l’Agenzia per i diritti fondamentali (FRA), che ha sede a
Vienna e che conduce ogni anno una verifica sull’andamento del fenomeno, ha pubblicato nel 2010 un documento sul periodo 2001-2009 che attesta come l’antisemitismo sia costantemente cresciuto nell’ultimo decennio e come in Italia esso si sia mantenuto a livelli piuttosto elevati rispetto alla precedente rilevazione del 1991.
L’incremento del fenomeno in Europa è stato ulteriormente confermato dalla storica
Agenzia ebraica, che ha documentato l’aumento esponenziale di episodi antisemiti nell’Europa occidentale nell’anno 2009, l’”anno terribile” per l’antisemitismo dopo la fine della Seconda Guerra mondiale.
In base al rapporto dell’Agenzia, nei soli primi tre mesi del 2009 si sono verificate
aggressioni di stampo antisemita più che nell’intero arco del 2008 e i Paesi più colpiti sono stati il Regno Unito, la Francia e l’Olanda.
Tale incremento è da porre in relazione, secondo gli autori del rapporto, con le reazioni all’intervento militare di Israele nella Striscia di Gaza.
Gli episodi sono consistiti in atti vandalici, aggressioni personali fino all’assassinio di ebrei e hanno avuto per sfondo ideologico prevalente la negazione del diritto dello Stato di Israele alla propria esistenza e della verità storica della Shoah.
Anche un recente studio della tedesca Friedrich Ebert Foundation, condotto in otto Paesi
europei tra cui l'Italia, riferisce di una significativa percentuale di intervistati che ha risposto
positivamente al quesito «considerata la politica dello Stato di Israele, posso capire perché la gente non ami gli ebrei». Tuttavia, la percentuale di risposte di questo tipo in Italia – il 25 per cento – è inferiore rispetto a quella della Germania e dell’Inghilterra (35 per cento), dell’Olanda (41), del Portogallo (48) e della Polonia (addirittura il 55 per cento).
D’altra parte, i tragici episodi di Oslo, avvenuti nel mese di luglio 2011 dimostrano, pur
nella specificità del loro contesto nazionale, la terribile potenzialità violenta insita nei gruppi
estremisti, in particolare neonazisti.
E’ a partire da questo quadro statistico allarmante e dall’analisi di un contesto globale - in
cui le comunità ebraiche in Italia e nel mondo, la legittimità dello Stato di Israele e il suo diritto ad un’esistenza sicura sono oggetto di frequenti attacchi anche nelle sedi internazionali più prestigiose - che ha avuto avvio l’indagine conoscitiva sul fenomeno dell’antisemitismo.
Un importante stimolo allo svolgimento dell’indagine conoscitiva è giunto dalla riunione,
tenutasi a Roma l’11 settembre 2009 sotto la presidenza dell’on. Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione affari esteri, della Coalizione Interparlamentare per la Lotta all’Antisemitismo (ICCA), attiva nella promozione di specifici approfondimenti istruttori da parte dei Parlamenti nazionali di area occidentale sul tema dell’antisemitismo, in particolare in Paesi come il Canada e il Regno Unito.
In quell’occasione i rappresentanti dell’ICCA hanno incontrato anche il Presidente
della Camera, on. Gianfranco Fini. Tra l’altro, la Coalizione ha promosso lo svolgimento di
un’analoga iniziativa di carattere conoscitivo presso il Parlamento canadese, affidata alla Canadian Parliamentary Coalition to Combat Anti-Semitism, che ha concluso il proprio lavoro nel luglio del 2011 con la pubblicazione di un proprio rapporto.
Appare opportuno citare in questa sede l’inchiesta svolta dal Parlamento del Regno Unito e
conclusa nel 2006 con l’adozione di un documento finale che rappresenta un punto di riferimento fondamentale nel quadro dei contributi conoscitivi di fonte parlamentare sul tema.
Notevole anche che il Governo canadese abbia sottoscritto la Risoluzione di Ottawa adottata dall’ICCA. Un definitivo impulso all’avvio dell’indagine è giunto dai lavori preparatori della celebrazione del Giorno della memoria della Shoah il 27 gennaio 2010 presso l’Aula di Montecitorio, nel quadro delle iniziative assunte dalla Camera dei deputati nella ricorrenza del decennale dall'entrata in vigore della legge che ha istituito tale ricorrenza.
La celebrazione si è svolta alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e con l’intervento di Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace nel 1986 e sopravvissuto ad Auschwitz.
Il carattere storico della giornata è stato sottolineato dal contestuale intervento del Presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres presso l’Aula del Bundestag e dalla visita, svolta il 17 gennaio 2010, dal Papa Benedetto XVI presso la Sinagoga di Roma, a conferma di una visione globalmente condivisa sui valori della conoscenza e della memoria. A Londra il 16 e il 17 febbraio 2009 ha avuto luogo la Conferenza fondativa della Coalizione interparlamentare per combattere l'antisemitismo (ICCA).
La Conferenza, promossa dal Parlamento britannico e dal Foreign Office, ha visto
la partecipazione di 95 parlamentari in rappresentanza di circa 35 Paesi (oltre che di 50 esperti), che hanno approvato la Dichiarazione di Londra sulla lotta all’antisemitismo. Il documento costituisce un vero e proprio programma di azione, formato di 35 paragrafi, e comprende tra l’altro la richiesta al Consiglio dei ministri dell’Unione europea di convocarsi in un’apposita sessione sul tema della lotta all’antisemitismo.
La Dichiarazione chiede anche ai governi di adottare le misure necessarie per prevenire la trasmissione in TV di programmi esplicitamente antisemiti. Tra gli obiettivi
dell’ICCA, anche quello di scambiare esperienze e best practices per ottenere i migliori risultati nella lotta all’antisemitismo in tutte le sue manifestazioni e anche elaborare raccomandazioni. Dal dicembre 2008, l’on. Nirenstein è divenuta uno dei sei componenti del Direttivo della Coalizione.
Cfr. Report of the Inquiry Panel - Canadian Parliamentary Coalition to Combat Antisemitism,
http://www.cpcca.ca/CPCCA_Final_Report_English.pdf.
Report of the All-Party Parliamentary Inquiry into Antisemitism, http://www.officialdocuments. gov.uk/document/cm70/7059/7059.pdf.
Si tratta della legge 20 luglio 2000, n. 211, sull’”Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. L’iniziativa legislativa italiana si è affiancata a quella di molti altri Paesi europei e non, contribuendo all’adozione della risoluzione dell’Assemblea Generale dell’Onu sulla Memoria dell’Olocausto (A/RES/60/7, 1 Novembre 2005).
Sulla base di questi spunti decisivi, si è determinato, pertanto, in seno alle Commissioni
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio ed interni ed Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati un orientamento unanime allo svolgimento in modo congiunto di un’indagine conoscitiva per approfondire i diversi aspetti del fenomeno dell’antisemitismo, verificare l’adeguatezza degli strumenti e delle misure legislative nazionali e internazionali, nonché l’efficacia degli organismi preposti al contrasto del fenomeno.
L’iniziativa del Parlamento italiano corrisponde, peraltro, ad una precisa sensibilità del Capo
dello Stato, Giorgio Napolitano, che negli anni non ha mai mancato di ribadire la centralità della lotta contro l’antisemitismo e l’esigenza di coltivare la memoria della Shoah, soprattutto presso le nuove generazioni.
Un impulso rinnovato è giunto, in tal senso, all’inizio del 2011, anno di celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, quando il Presidente della Repubblica, intervenendo in occasione del Giorno della memoria, ha ricordato “gli spiriti liberali e democratici,
le convinzioni laiche e moderne, l’adesione ai principi di libertà, indipendenza e
autodeterminazione dei popoli che motivarono gli ebrei patrioti risorgimentali”, sottolineando che la storia del nostro Paese è fatta anche dell’apporto degli ebrei italiani, gli stessi cui il fascismo, con le leggi “razziste” del 1938, tolse diritti e garanzie fondamentali in omaggio ad un razzismo persecutorio. Il Capo dello Stato in quella specifica occasione ha individuato nell’intolleranza e nella demonizzazione del diverso il primo germe distruttivo che, nella storia europea recente, ha portato alle criminali degenerazioni dei totalitarismi nazifascisti e stalinisti.
Sintesi delle audizioni svolte
L'indagine ha avuto inizio il 27 gennaio 2010, in occasione del Giorno della Memoria della
Shoah, con l'audizione del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini.
Al centro dell’esposizione del Ministro si è collocata la illustrazione dei dati allarmanti sulla
diffusione e sulla crescita del fenomeno in Italia, sulla base delle ricerche svolte dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC). Il Ministro ha insistito sulla gravità del dato che vede il 44 per cento degli italiani assumere atteggiamenti ostili agli ebrei, che nel 12 per cento dei casi diventano autentico antisemitismo. Ha quindi richiamato l’impegno di lungo periodo sul tema a partire dalle iniziative assunte in qualità di Vicepresidente della Commissione europea con particolare riferimento alla promozione di un’indagine da parte dell’allora Osservatorio europeo dei fenomeni razzisti e xenofobi EUMC, sostituito nel 2007 dall’attuale Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA).
Nel suo intervento il Ministro ha quindi dato risalto all’importanza della conoscenza e
comprensione del fenomeno al fine di un’efficace azione di contrasto. Ha in particolare segnalato la pericolosità di un nuovo antisemitismo strisciante, che si aggiunge a quello "tradizionale" e che si fonda sulla assuefazione, sulla noncuranza e sull'adesione acritica alle posizioni di chi asserisce il "controllo" ebraico sulla politica, i mezzi di informazione e l'economia ed elabora argomenti retorici utili a dissimulare il pregiudizio antisemita.
Da tali atteggiamenti “passivi” si passa così a prese di posizione che, unendosi alla critica della politica dello Stato di Israele, evolvono in forme di incitamento a considerare Israele uno «Stato razzista», fino ad auspicarne la distruzione.
Esemplari in proposito sono le dichiarazioni dell’attuale Presidente della Repubblica islamica dell’Iran, Ahmadinejad, o gli esiti delle Conferenze di Durban, svolte nel 2001 e nel 2009. Il Ministro ha richiamato numerosi rapporti e studi hanno dimostrato il collegamento tra la tensione in Medio Oriente e l’odio antiebraico.
Il 25 febbraio 2010 si è svolta l'audizione di rappresentanti del Centro di documentazione
ebraica contemporanea (CDEC) e dell'Osservatorio sull’antisemitismo operante al suo interno, che raccoglie dati e testimonianze sul pregiudizio antiebraico in Italia, mantenendo una attenzione anche di carattere generale, sulla base della considerazione che l'ostilità nei confronti degli ebrei è solo uno degli aspetti del meccanismo del pregiudizio.
La seconda parte del documento qui:
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