Nell'epoca nella quale è bon ton rimettere costantemente in questione la legittimità ebraica in Israele, la scoperta di un'opera storica capitale per la questione, scritta nel XVII secolo, apporta nuovi, importanti chiarimenti.
“Viaggio in Palestina“, è il titolo di quest'opera scritta nel 1695, da Hadrian Reland (o Relandi), cartografo, geografo, filologo e professore di filosofia olandese. Il sotto titolo dell'opera, redatta in Latino, recita: "Monumentis Veteribus Illustrata”, editata nel 1714 dalle Editions Brodelet.
Questa bella storia comincia in maniera quasi anedottica, nello scaffale di una libreria di Budapest, che ospita antichità letterarie, delle quali una parte concernenti il giudaismo: Antiche reliquie usurate dal tempo, ma di grande valore storico (ed economico), alcuni manoscrittti, probabilmente sottratti, provenienti da antiche sinagoghe. Questa opera oggi può essere consultata all'Università di Haifa.
L’autore di questa opera, uno dei primi orientalisti, conosceva l'ebraico, l'arabo e il greco antico. Nel 1695, Relandi (o Reland) è inviato in viaggio di studi in Israele, la Palestina d'allora, con un obiettivo specifico: recensire più di 2500 luoghi (città e villaggi) figuranti nel Tanakh e nella Mishnah, con i loro nomi originari.
Ogni volta Reland menziona il nome ebraico così come appare nel testo e il versetto esatto al quale si riferisce. Reland a questo, accosta l'equivalente in latino o greco antico.
Oltre questo notevole lavoro linguistico, l'autore opera soprattutto una recensione dell'epoca, per ogni località visitata: prima una considerazione di ordine generale, che specifica che la terra di Israele d'allora era praticamente deserta, pochissimo popolata.
La maggioranza dei suoi abitanti si concentrava nelle città di Gerusalemme, Acco (Acre), Tsfat (Safed), Yafo (Jaffa), Tveria (Tiberiade) e Aza (Gaza).
Soprattutto il geografo constata una presenza dominante ebraica, qualche cristiano, e pochissimi musulmani, dei quali la maggior parte Beduini.
Qualche passaggio di quest'opera appassionante:
• Nessuna località di allora proponeva nomi o origini arabe
• La grande maggioranza delle città o villaggi possiedeva un nome ebraico, qualcuno greco o latino
• Praticamente nessuna città che oggi porta un nome arabo ne possedeva all'epoca: né Yafo, né Napluse (Shehem), Gaza o Jenine.
• Nessuna traccia nelle ricerche di Reland di fonti storiche o filologiche stabilite con i nomi arabi, più tardi, di Ramallah, Al Halil (Hebron) o Al Quds (Gerusalemme).
• Nel 1696, Ramallah si chiamava Bete'ile (dal nome ebraico Bet El), Hebron e Me'arat Hamahpélah (Grotta dei Patriarchi): Al Halil, dal nome dato a Avraham Avinu in arabo.
• La maggior parte delle città erano composte da ebrei, ad eccezione di Napluse (Shehem) che contava 120 persone, provenienti dalla stessa famiglia musulmana, i Natashe, e 70 Samaritani.
• Nazareth, in Galilea, una città interamente cristiana: 700 cristiani.
• A Gerusalemme più di 5000 abitanti, in maggioranza ebrei e qualche cristiano. Reland non evoca che qualche famiglia beduina musulmana, isolata, composta da operai stagionali, impegnati nel campo dell'agricoltura o della costruzione.
• A Gaza, circa 550 persone, 50% ebrei e 50% cristiani. Gli ebrei erano essenzialmente specializzati nell'agricoltura: vigna, olivi e grano (Gush Katif). I cristiani si occupavano principalmente del commercio e del trasporto dei differenti prodotti nella regione.
• Tiberiade e Safed erano località ebree. Sappiamo soprattutto che la pesca nel lago di Tiberiade costituiva il principale impiego dell'epoca.
• Una città come Um El Fahem per esempio, era completamente cristiana, 10 famiglie.
Una delle conclusioni scaturite da questa ricerca è la contraddizione definitiva e inaccettabile apportata alle argomentazioni arabe, cioè l'affermazione di una legittimità palestinese o del "popolo palestinese". La prova è che lo stesso nome Palestina, nome latino, fu ripreso e fatto proprio dagli arabi...
L'opera di Hadriani Relandi, "Palaestina ex monumentis veteribus illustrata", nell'edizione del 1714 è stata digitalizzata ed è oggi consultabile in rete a questo LINK
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Articolo originale di Raphael Aouate
http://www.juif.org/le-mag/418,la-palestine-juive-ou-arabe.php
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