domenica 15 aprile 2012

Il discorso integrale di Netanyahu all'Onu

 


sabato 24 settembre 2011


Grazie Signor Presidente
Signore e signori;

Israele ha teso la mano alla pace, fin dal momento che è stato creato, 63 anni fa. A nome d'Israele e del popolo ebraico, io oggi tendo ancora questa mano. Tendo la mano ai popoli d'Egitto, di Giordania, ai quali rinnovo la nostra amicizia, ai vicini con i quali abbiamo fatto la pace. La tendo al popolo della Turchia, con rispetto e buona volontà. La tendo ai libici e ai tunisini, con la speranza che questi popoli si costruiscano un futuro democratico. La tendo agli altri popoli d'Africa e della penisola Arabica, con i quali speriamo di avere un nuovo inizio. La tendo al popolo del Libano, della Siria e dell'Iran i quali, tutti, hanno avuto il coraggio di combattere una repressione brutale. Ma più specificatamente la tendo ai palestinesi, con i quali cerchiamo una pace giusta e duratura.

Signore e signori
In Israele, la nostra speranza non è mai venuta meno. I nostri scienziati  innovano in maniera ingegnosa per il mondo di domani. I nostri artisti, i nostri scrittori sono divenuti patrimonio universale. Al presente so che non è esattamente l'immagine di Israele che è spesso dipinta in questa sala.
Dopo tutto, è qui che nel 1975 fu pronunciata un'ingiuria al mio popolo, che ricostruiva il la sua antica vita biblica nel suo focolare naturale...Israele fu allora trattato da razzista. Ed è qui, nel 1980  che l'accordo di pace storico tra Israele e l'Egitto non c'è stato. Questo è stato denunciato!

Ed è qui che, anno dopo anno, Israele è stato ingiustamente condannato. Israele è stato più condannato che tutte le nazioni del mondo riunite!
21 delle 27 risoluzioni dell'Assemblea Generale condannano la sola vera democrazia del Medio Oriente. E' doloroso. l'Onu è diventata assurda. Non solo classifica soltanto Israele di arroganza , maa onora anche i veri arroganti. Muhammar Gheddafi è stato Presidente dei Diritti dell'Uomo. Saddam Hussein alla testa del comitato Onu per il disarmo. Potreste dire che si tratta del passato... Ma ecco cio' che avviene oggi: Hezbollah che controlla il Libano è oggi Presidente del Consiglio di Sicurezza all'Onu.

E' verità dire che un'organizzazione terrorista presiede una organizzazione nella quale dovremmo avere fiducia, in fatto di sicurezza mondiale. Chi ha potuto lasciar passare questo?
Dunque qui, all'Onu, la maggioranza automatica puo' decidere tutto. Puo' anche decidere che il sole si levi a ovest e tramonti a est. Puo' quindi anche decidere, e l'ha fatto, che il Muro del Pianto a Gerusalemme, il luogo più santo dell'ebraismo, sia "un territorio occupato palestinese".

Ma anche qui, all'Assemblea generale, la pace puo' forse sbucare. Nel 1984, quando fui nominato ambasciatore d'Israele all'Onu, visitai il Gran Rabbino Lubavitch. Mi disse, e attenzione signori, non voglio offendere nessuno, poichè come praticante so che ci sono molti uomini e donne onorabili, molta gente capace, che serve le loro Nazione qui... Ma ecco cosa mi disse il rabbino: "Tu vai a lavorare in una casa di menzogne". E poi "Ricorda bene che in un ambiente buio, la luce di una piccola candela puo' essere ben visibile da lontano".
Oggi spero che la luce della verità brilli, anche solo per qualche minuto. Questa sala è luogo troppo oscuro per il mio paese, da troppo tempo.
Come Primo ministro d'Israele, sono venuto qui non per vincere un premio. Sono venuto a parlare la lingua della verità. La verità è che Israele vuole la pace! Che io voglio la pace! Che in Medio Oriente, da sempre, e particolarmente in questa epoca turbolenta, la pace dovrebbe essere la nostra sicurezza. la verità è che non possiamo ottenere la pace con una risoluzione dell'Onu, ma la potremmo avere con negoziati diretti tra le parti interessate.

La verità è che, finora i palestinesi hanno rifiutato di negoziare. La verità è che Israele vuole la pace con uno stato palestinese, ma che i palestinesi vogliono uno stato senza pace. La verità è che non dovreste lasciare che questo accada.

Signori e signore,
quando venni qui 27 anni fa, il mondo era diviso in est e Ovest. Poi, la guerra fredda è finita. Grandi civiltà sono finite dopo secoli di sonno. Centinaia di milioni di persone sono uscite dalla povertà, e la cosa da notare è che questa storia si è compiuta pacificamente. Nonostante questo, un tumore maligno sta crescendo tra Oriente e Occidente. Minacciando la pace di tutti. Non vuol liberare ma asservire; non costruire ma distruggere.
Questo tumore maligno è l'Islam militante. Si ammanta del mantello della fede e invece è assassino di ebrei, di cristiani, e musulmani, con una imparzialità impietosa. L'11 settembre ha ucciso migliaia di americani e delle torri gemelle ha lasciato solo resti. 
Ieri sera ho deposto una corona al monumento dell'11 settembre. E' stato emozionante. Ma mentre andavo, una sola cosa riecheggiava nel mio spirito: le parole scandalose che il presidente dell'Iran ha pronunciato in questa tribuna, ieri. Ha lasciato intendere che gli attentati dell'11 settembre furono un complotto americano.
Alcuni di voi hanno lasciato la sala. Tutti avrebbero dovuto farlo.
Dopo l'11 settembre i militanti islamici hanno abbattuto molti innocenti - a Londra, a Madrid, a Baghdad e a Mumbai, a Tel Aviv e Gerusalemme, in tutto Israele. Credo che il più grande pericolo al quale il nostro mondo deve far fronte sia questo fanatismo che si prepara a dotarsi di armi nucleari. Ed è questo che l'Iran cerca precisamente di fare.

Potete immaginare l'uomo che era qui ieri, potete immaginare il suo esercito una volta in possesso di armi nucleari? La comunità internazionale deve fermare l'Iran prima che sia troppo tardi. Se l'Iran non sarà fermato, noi tutti saremo confrontati a una specie di spectra del terrorismo nucleare, e la primavera araba diventerà ben presto un inverno iraniano. Sarebbe una tragedia. Milioni di arabi hanno invaso le strade per sostituire la tirannia con la libertà e nessun arabo beneficerà di più libertà che in Israele. Se vorranno la pace prevarrà.
Questa è la mia fervida speranza. Ma come Primo ministro d'Israele, non posso rischiare l'avvenire dello stato ebraico con un pensiero magico. I dirigenti devono vedere la realtà come è, non come la vorrebbero. Dobbiamo fare del nostro meglio per prepare l'avvenire, ma non possiamo semplicemente sperare che questi pericoli si allontanino dal presente. E il mondo intorno a Israele è senza dubbio sempre più pericoloso. I militanti dell'Islam hanno già preso il LIbano e Gaza. sono determinati a stracciare i trattati di pace tra Israele e l'Egitto e tra Israele e la Giordania. Hanno avvelenato gli animi di molti arabi contro gli ebrei e Israele, contro l'America e l'Occidente. Non si oppongono alle politiche di Israele ma all'esistenza di Israele.
Al momento, alcuni affermano che il propagarsi dell'Islam militante -soprattutto in questi tempi difficili - se si vuole rallentare, Israele deve spicciarsi a fare concessioni, a fare compromessi territoriali. E questa teoria sembra cosi' semplice. Fondamentalmente funziona cosi': lasciate i territori e la pace verrà. I moderati si rafforzeranno, i radicali saranno tenuti a distanza. E non state a preoccuparvi riguardo a dettagli angosciosi, come per esempio in che modo Israele saà realmente difendibile: le truppe internazionali faranno il loro lavoro.
Questa gente mi dice sempre: basta fare uno scambio di terre e tutto si aggiusta. Sapete? C'è un solo problema in questa teoria. Ci abbiamo provato e non ha funzionato.  Nel 2000, Israele ha fatto un'offerta di pace in cambio di territori che rispondeva praticamente a tutte le richieste palestinesi. Arafat rifiuto'. I palestinesi lanciarono in seguito un attacco terrorista che costo' la vita a migliaia di israeliani. Il Primo ministro Ehud Olmert fece in seguito un'offerta ancora più radicale nel 2008. Il presidente Abbas non rispose nemmeno.

Ma Israele non si è contentato di fare offerte di scambio di territori. Abbiamo lasciato dei territori. Ci siamo ritirati dal Libano nel 2000 ma anche da ogni centimetro quadrato di Gaza nel 2005. Questa non ha impedito la tempesta islamica, la tempesta del militantismo islamico che ci minaccia. L'ha solo resa più forte e più vicina. Hezbollah e Hamas hanno tirato milioni di razzi contro le nostre città, sebbene avessimo lasciato i territori. Vedete, quando Israele ha lasciato il Libano e Gaza, i moderati non hanno prevalso sui radicali:  sono stati divorati dai radicali. E mi dispiace dire che le truppe internazionali come il FINUL in Libano  e UBAM a Gaza non hanno impedito ai radicali di attaccare Israele.
Abbiamo lasciato Gaza nella speranza della pace. Non abbiamo congelato gli insediamenti a Gaza, li abbiamo sradicati. Abbiamo fatto esattamente quello che dice la teoria: Uscite, tornate alle frontiere del 1967, smantellate le colonie.
Penso vi ricordiate fino a che punto siamo andati lontano per perseguire questo obiettivo. Abbiamo sradicato migliaia di persone dalle loro case. Abbiamo fatto uscire i bambini dalle scuole e dagli asili. Abbiamo passato i bulldozer sulle sinagoghe. Abbiamo perfino spostato le tombe. E infine abbiamo dato le chiavi di Gaza a Abbas.
La teoria indicava che tutto doveva sistemarsi e che il presidente Abbas e l'Autorità palestinese potevano ormai costruire un paese pacifico a Gaza. Vi ricorderete come il mondo intero applaudi'. Applaudirono la nostra ritirata come un atto politico forte. Un atto audace per la pace. Ma, signori e signore, non abbiamo ottenuto la pace. Abbiamo ottenuto la guerra. Abbiamo ottenuto che l'Iran, per mezzo di Hamas, cacciasse rapidamente l'autorità palestinese.

L'Autorità palestinese è affondata, un giorno dopo l'altro.
Il presidente Abbas ci viene a dire da questa tribuna che i palestinesi sono armati delle loro speranze e dei loro sogni. Si', speranze, sogni e 10.000 missili e razzi Grad forniti dall'Iran, senza parlare dei flussi di armi mortali che passa a Gaza dal Sinai, la Libia e altrove.
Le nostre città hanno già conosciuto la pioggia di migliaia di missili. Allora capirete che, tenuto conto di tutto questo, gli israeliani, giustamente, si domandino: Cosa potrebbe impedire che questo si ripeta in Giudea e Samaria? sappiate che la più parte delle nostre grandi città nel sud del paese solo solo a qualche dozzina di chilometri da Gaza. E nel centro del paese, di fronte a Giudea Samaria, le nostre città sono a qualche centinaio di metri o a qualche chilometro soltanto dai territori disputati.
Mi preme dunque domandarvi. C'è una sola persona tra voi, una sola, che accetterebbe un tale pericolo vicino alle vostre città? Vorreste agire in maniera imprudente con la vita dei vostri cittadini? Israele è pronta ad avere uno stato palestinese in Giudea Samaria, ma non siamo pronti ad avere un'altra striscia di Gaza. E per questo abbiamo bisogno di misure di sicurezza reali, quelli che i palestinesi semplicemente rifiutano di trattare con noi.
Gli israeliani si ricordano le amare lezioni della striscia di Gaza. Molte delle critiche a Israele ignorano questo. Consigliano in maniera irresponsabile a Israele di tornare ancora per questa via pericolosa. Sapete, questa gente parla come se nulla fosse accaduto, ripetendo gli stessi consigli, le stesse formule come se nulla fosse.

E questi critici continuano a fare pressione su Israele perché faccia importanti concessioni, senza avere prima avuto la certezza della sicurezza. Si mettono sulla scena come nemici della pace, forzandoci a costruire una barriera solida che impedisca al coccodrillo di uscire...  Lodano coloro che nutrono il coccodrillo insaziabile dell'Islam militante. Agitano questo come un vaso di marmellata davanti alle mandibole aperte del coccodrillo. Cosi', tra cattivi consiglieri Israele deve tenere conto  dei migliori consigli. Meglio avere una stampa critica che una elogiante e meglio ancora sarebbe una stampa equa il cui senso della storia vada un po' al di là della ricostruzione della colazione mattutina, e che riconosca le preoccupazioni di sicurezza di Israele, legittime.
Credo che nei negoziati di pace seri questi bisogni e preoccupazioni possano essere correttamente affrontati, ma che non saranno mai affrontati senza negoziati. E i bisogni sono molti, perché Israele è un paese minuscolo. Senza la Giudea e la Smaria, la "Cisgiordania", Israele è largo 11 Km.
Vi prospetto questo a voi che siete qui: cio' rappresenta circa i due terzi di Manhattan. E' la distanza tra Battery Park e la Columbus University. E non dimenticate che chi vive a Brooklyn e New Jersey è decisamente più piacevole di certi vicini di Israele.

Come proteggereste un paese cosi' piccolo, circondato da gente che giura per la sua distruzione e che è armata fino ai denti dall'Iran? Non lo potreste difendere all'interno di questo piccolo spazio. Israele ha bisogno di una grande strategia profonda, ed è esattamente per questo che il Consiglio di Sicurezza, con la risoluzione 242, ha spiegato che Israele non ha bisogno di lasciare quei territori che ha annesso durante la Guerra dei Sei Giorni. Ha parlato di ritiro dai territori, su frontiere sicure e difendibili. E per difendersi Israele deve mantenere a lungo termine una presenza dell'esercito nei settori strategici di Giudea e Samaria.

L'ho spiegato al presidente Abbas. Ha risposto che lo stato palestinese deve essere un paese sovrano, che non potrà mai accettare tali accordi. Perché no? L'America ha truppe in Giappone, in Germania e in Corea del Sud da mezzo secolo. La Gran Bretagna ha uno spazio aereo a Cipro. La Francia ha le sue forze in tre paesi indipendenti africani. Nessuno di questi stati pretende di essere paese sovrano.
E ci sono molte altre questioni essenziali per la sicurezza da trattare. Prendete la questione dello spazio aereo. Ancora una volta le dimensioni di Israele creano un problema di sicurezza enorme. L'America puo' essere traversata in aereo a reazione in sei ore. Per traversare Israele ci vogliono tre minuti. Cosi' lo spazio aereo israeliano dovrebbe essere tagliato in due e dato a uno stato palestinese che non è in pace con Israele?
Il nostro principale aereoporto internazionale è a qualche km dalla Giudea e Samaria. Senza la pace diverremmo bersagli per i missili anti aerei piazzati nell'adiacente stato palestinese. E come fermare il contrabbando verso la Giudea e Samaria? E non solo questo, la Giudea e Samaria sono montagne che dominano la piana costiera dove si trova la maggior parte della popolazione di Israele. Come impediremo il contrabbando in queste montagne se missili potrebbero essere sparati sulle nostre città?

Sollevo questi problemi perché non sono problemi teorici. Sono molto reali. E per gli israeliani sono problemi di vita o di morte. Tutte queste crepe potenziali nella sicurezza d'Israele devono essere sigillate in un accordo di pace, prima della dichiarazione di uno stato palestinese. E non dopo, perché se voi lasciaste negoziare questo dopo, non sarà mai fatto. E questi problemi ci esploderanno in faccia e faranno esplodere la pace.
I palestinesi devono prima fare la pace con Israele e poi ottenere il loro stato. Vi voglio anche dire: dopo un tale accordo di pace firmato, Israele non sarà fra gli ultimi paesi ad accogliere uno stato palestinese nuovo membro delle Nazioni Unite, saremo i primi. 

C'è ancora una cosa: Hamas ha violato il diritto internazionale e tiene in ostaggio il nostro Gilad Shalit da cinque anni. Non hanno permesso una visita della Croce Rossa. E' chiuso in una gabbia, al buio, contro tutte le norme internazionali. Gilad è il figlio di Aviva e Noam Shalit. E' nipote di Zvi Shalit, scampato alla Shoah e venuto in Israele nel '30. Gilad è figlio di ogni famiglia israeliana. Ogni nazione rappresentata qui dovrebbe esigere la sua immediata liberazione. Se volete - se volete votare una risoluzione per il Medio Oriente oggi - questa è la risoluzione che dovreste adottare.

Signori e signore, l'anno scorso in Israele all'Università Bar Ilan, quest'anno alla Knesseth e al Congresso americano, ho presentato la mia visione di pace nella quale uno stato demilitarizzato palestinese riconosca lo stato ebraico. Si', lo stato ebraico. Dopo tutto, è stata questa assemblea a riconoscere lo stato ebraico 64 anni fa. Non pensate che sarebbe ora che i palestinesi facessero lo stesso?
Lo stato ebraico d'Israele, sempre in prima fila nel riconoscere i diritti di tutte le sue miniranze, compreso quel milione e passa di cittadini arabi d'Israele. Vorrei poter dire la stessa cosa a proposito del futuro stato della Palestina ma l'altro giorno i responsabili palestinesi hanno detto chiaramente, penso che l'abbiano fatto qui, a New York, che lo stato palestinese non permetterà a nessun ebreo di viverci. Saranno senza ebrei, Judenrei. Questa è pulizia etnica. Ci sono leggi oggi a Ramallah che puniscono con la morte la vendita di terre a ebrei. E' razzismo. E voi sapete bene cosa evochi questo...
Israele non ha alcuna intenzione di cambiare il carattere democratico del suo stato. Vogliamo solo che i palestinesi non tentino di cambiare il carattere ebraico del nostro stato.
Vogliamo solo che abbandonino il miraggio di inondare Israele di milioni di palestinesi. Il presidente Abbas ha detto qui che il cuore del conflitto risiede nelle località di Giudea Samaria. Mah, è strano! Il conflitto risale a circa mezzo secolo prima che ci fossero insediamenti ebrei nei territori. Dunque se quello che dice il Presidente Abbas è vero allora devo supporre che quello di cui parla si riferisca a Tel Aviv, Jaffa e Ber Shiva. Forse è questo che intendeva l'altro giorno quando ha detto che Israle occupa le terre palestinesi da 63 anni. Non ha detto a partire dal 1067, ha detto dal '48.

Spero che qualcuno si prenda la briga di porgli questa domanda perché illustra una verità molto semplice: il cuore del conflitto non risiede nele località ebraiche dei territori occupati. Quelle località sono il risultato del conflitto. E' una questione da affrontare e risolvere nel quadro di negoziati. Ma il cuore del conflitto è e resta, purtroppo, il rifiuto dei palestinesi di riconoscere lo stato ebraico. Penso sia tempo che la direzione palestinese riconosca quello che ogni Capo di stato internazionale ha riconosciuto, a partire da Lord Balfur e Lloyd George ,el 1917, al presidente Truman nel '48, al presidente Obama due giorni fa qui: Israele è lo stato ebraico.
Abbas deve smettere di girare intorno alla questione. Riconoscere lo stato ebraico e fare la pace con noi. In una tale vera pace, Israele è pronta a fare compromessi dolorosi. Crediamo che i palestinesi non debbano essere né cittadini israeliani né sudditi. Devono vivere in uno stato libero che è loro. Ma devono essere, come lo siamo noi, pronti ai compromessi. E sapremo che sono pronti ai compromessi e alla pace quando cominceranno a prendere sul serio le esigenze di sicurezza di Israele e quando smetteranno di negare i nostri legami storici con la notra patria storica.
Sento spesso dire dagli accusatori di Israele che Israele giudaizza Gerusalemme. E' come accusare l'America di americanizzare Washington, o gli inglesi di anglicizzare Londra. Sapete perché siamo chiamati Giudei? Perché veniamo dalla Giudea. 

Nel mio ufficio di Gerusalemme c'è un sigillo antico. Si tratta d'un cavaliere di un funzionario ebreo all'epoca biblica. Il sigillo è stato trovato accanto al Muro Occidentale e risale a 2700 anni fa, al tempo del re Ezechias. C'è il nome ebreo dell'ufficiale su questo anello. Il suo nome è Netanyahu. E' il mio nome di famiglia. Il mio nome Beniamino, risale a mille anni prima, al figlio di Giacobbe conosciuto anche con il nome di Israele. Giacobbe e i suoi dodici figli percorsero queste colline di Giudea e Samaria 4000 anni fa, e dopo di loro c'è stata una presenza ebrea continua.
Per questo quelli che furono esiliati dalla nostra terra, non hanno mai cessato di desiderare il ritorno: gli ebrei di Spagna, gli ebrei di Ukraina, che fuggivano i pogrom, gli ebrei combattenti del ghetto di Varsavia, accerchiati dai nazisti. Non hanno mai smesso di pregare, mai smesso di provare nostalgia. Sussurravano: l'anno prossimo a Gerusalemme. L'anno prossimo nella Terra Promessa.
Come Primo ministro d'Israele parlo di un centinaio di generazioni di ebrei che sono stati dispersi attraverso la terra, che hanno sofferto tutte le pene sotto il sole, ma non hanno mai abbandonato la speranza di ricreare la loro vita di Nazione nel solo e unico stato ebraico.

Signori e signore,
Continuo a sperare che il presidente Abbas sia mio partner nella pace. Ho lavorato duro per far avanzare la pace. Il giorno nel quale ho cominciato il mio ruolo, ho chiamato a negoziati diretti senza condizioni preliminari. Il presidente Abbas non ha risposto. Ho esposto una visione della pace di due stati per due popoli. Ancora non ha risposto. Ho tolto centinaia di barriere stradali e di checkpoints per facilitare la libertà di movimento nel territorio palestinese, cosa che ha facilitato la crescita fantastica dell'economia palestinese. Ma ancora una volta, nessuna risposta. Ho preso la decisione senza precedenti di congelare la costruzione di nuovi immobili in Giudea Samaria, per dieci mesi. Nessun primo ministro l'aveva fatto prima. Ancora una volta voi applaudite ma non abbiamo avuto risposta. Nessuna risposta.

Nelle ultime settimane i responsabili americani hanno avanzato proposte per avanzare nei negoziati di pace. Ci sono punti che sono sicuro non piaceranno ai palestinesi. Ma, pur con tutte le mie riserve, sono pronto ad avanzare su queste proposte americane.

Presidente Abbas, perché non volete procedere al mio fianco? Non dobbiamo smettere di negoziare le negoziazioni. Passiamo semplicemente a altro: negoziamo la pace!
Ho passato anni a difendere Israele sul campo di battaglia. Ho passato decenni a difendere Israele dall'opinione pubblica. Presidente Abbas, voi avete consacrato la vostra vita a far avanzare la causa palestinese. Questo conflitto deve continuare attraverso le generazioni o vogliamo fare in modo che i nostri figli e i nostri nipoti possano, negli anni a venire, parlare della maniera che trovammo per mettervi fine? A questo dobbiamo mirare, questo dobbiamo attenderci.

In due anni e mezzo ci siamo incontrati una sola volta a Gerusalemme, sebbene la mia porta sia stata sempre aperta. Se volete, verro' a Ramallah. Anzi, ho un'idea migliore. Abbiamo entrambi sorvolato migliaia di chilometri fino a New York. Ora siamo nella stessa città. Nello stesso edificio. Riuniti in seno alle Nazioni Uniti. Chi ci ferma? Se vogliamo veramente la pace, chi potrà impedirci di riunirci qui, oggi e iniziare i negoziati di pace ora?

Suggerisco di parlare onestamente e apertamente. Ascoltiamoci l'un l'altro. Facciamo, come si dice in Medio Oriente, doogli. Semplice. Vi raccontero' le mie preoccupazioni. Voi mi direte le vostre. E con l'aiuto di Dio troveremo un terreno comune per la pace.

C'è un vecchio proverbio arabo che dice che non si puo' applaudire con una mano sola. La stessa cosa è vera per la pace. Non si puo' fare la pace da soli. Io non posso fare la pace senza di voi. Presidente Abbas, vi tendo la mano, la mano di Israele, in pace. Spero che la vorrete stringere. Siamo entrambi figli di Abramo. La mia gente lo chiama Avraham. Voi lo chiamate Ibrahim. Dividiamo gli stessi patriarchi. Dividiamo la stessa terra. I nostri destini sono legati. Lasciate che si realizzi la visione di Isaia:
« העם ההולכים בחושך ראו אור גדול » - «Al popolo che camminava nelle tenebre verrà una grande luce ». Che questa luce sia la pace.

http://jssnews.com/2011/09/24/discours-integral-et-en-francais-de-netanyahu-a-lonu/

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