domenica 15 aprile 2012

Il linguaggio come arma di delegittimazione: "ANTISIONISMO"

Vignetta ad uso interno dei media arabi che raffigura un "sionista" nelle fattezze
dell' "ebreo" secondo la vecchia propaganda antisemita.



Manfred Gerstenfeld Intervista Georges-Elia Sarfati 

« La maggior parte della gente pensa che il linguaggio, e in particolare il discorso, sia trasparente e serva a trasmettere informazioni. Ora, ogni parola ha una storia, e questa storia grava con tutto il suo peso sul suo uso, anche se non ne siamo coscienti. Lungi dall'essere neutre,  le parole servono ad introdurre una certa visione della questione trattata. «E' particolarmente chiaro nel caso dell'antisemitismo e delle sue manifestazioni, tra le quali l'antisionismo. Analizzando la diversità del fenomeno della giudeofobia, si scopre l'esistenza di un archivio molto strutturato, e che tale archivio è riciclato nei secoli per essere utilizzato contro il popolo ebraico a ogni generazione. Lo scopo è criminalizzare l'identità ebraica in ogni sua forma: spiritualmente, per mezzo dell'antigiudaismo religioso; culturalmente, con l'antisemitismo; socio-politicamente con l'antisionismo. »

George-Elia Sarfati, professore universitario, ha condotto delle ricerche sulla relazione problematica tra l'opinione e il discorso. Egli dimostra a che punto il linguaggio è caricato, prendendo come esempio l'utilizzo della parola "antisionismo". Ha proseguito la sua dimostrazione attraverso diversi lavori, dei quali il primo intitolato: La Nazione Prigioniera, ritratto del ruolo che la propaganda ha giocato nella formazione dell'ideologia antisionista nel contesto della Guerra fredda.

G.-E. Sarfati spiega : «Fu il Ministero dell'Informazione dell'Unione Sovietica che comincio' a far uso sistematico dell'espressione "antisionismo", dopo la Guerra dei Sei Giorni. Da quando fu utilizzata nella stampa sovietica, l'espressione è regolarmente comparsa nei media dell'estrema sinistra francese. Prima l'uso di tale espressione era del tutto sporadico. Dobbiamo comunque ricordare che la base dell'antisionismo si trovava già nel Mein Kampf, laddove Hitler diceva che il movimento sionista era la testa di ponte della "cospirazione ebraica", tema che sarà largamente ripreso in seguito da tutti i movimenti antisionisti radicali.
In ogni caso l'espressione apparve nei dizionari solo negli anni '70. I testi "canonici" principali dell'antisionismo sono soprattutto di fabbricazione sovietica.  Uno degli ideologhi del Soviet Supremo,  Trofim Kitchko, ha pubblicato numerosi testi antisemiti tra il 1963 e gli inizi degli anni '80. Il primo fra questi, Il Giudaismo senza fioriture, fu patrocinato dall'Accademia delle Scienze.

“Il  Marxismo nega l'idea di sovranità ebraica; Stalin radicalizzò tale visione. I sovietici riciclarono le tecniche ed i temi della propaganda nazista. Allorché intere regioni del mondo arabo vennero a trovarsi sotto l'influenza dell'Unione Sovietica, il loro apparato di propaganda si approprio' del discorso antisionista. «Il terzo-mondismo ugualmente fece suo questo discorso. Tale movimento si caratterizza per l'impegno ideologico e politico verso i paesi più poveri del mondo, sostenendo anche l'azione rivoluzionaria e sviluppando le proprie armi linguistiche, derivanti dall'ideologia marxista.
« Esse hanno permesso ai marxisti di resuscitare rivendicazioni passate ed avere una nuova eco in Europa, dove i cosiddetti progressiti, cioè i maoisti e i trotskysti, ne hanno assicurata la promozione. Un'altra costruzione linguistica ha seguito, là dove le rivendicazioni palestinesi contro Israele sono ridefinite nella terminologia del terzo-mondismo. Del resto, l'islamismo genocida è un avatar di questa contraffazione. «Dal punto di vista del linguaggio, l'antisionismo è così divenuto uno strumento utile a federare e creare coalizioni d'opinione estremamente divergenti. Questo fenomeno sociologico che si sviluppa da quasi mezzo secolo è, oggi, diventato "ideologia"– un sistema di idee che ha impregnato ambienti sociali molto diversi tra loro. L’antisionismo oggi è parte integrante della doxa, è una delle principali evidenze culturali del nostro tempo.»

G.-E.Sarfati sviluppa in dettaglio questa analisi nel suo libro L’Antisionismo, dove dichiara : « Un numero di equazioni chiave dominano il discorso antisionista.
L'equazione principale - che dirige trasversalmente tutte le altre- è la pseudo equivalenza: "Sionismo=Nazismo". Le differenti fomulazioni della propaganda anti-israeliana l'hanno fatta circolare e l'hanno ripetuta all'infinito. Essa ha avuto la facoltà di impregnare la società, con molta più facilità e plasticità in quanto si è andata ad innestare su un terreno favorevole: quello di una lunghissima tradizione di antigiudaismo culturale.  Il successo di questa formula va di pari passo con la profonda ignoranza della cultura ebraica da un lato, e con una lunga lista di falsificazioni storiche dall'altro. Cosi' una delle matrici tematiche dell'antisionismo consiste per esempio nel rovesciare la storia, utilizzando una terminologia già conosciuta. Si tratta di proiettare su Israele i peggiori momenti della storia d'Europa "Israele mette in opera la "soluzione finale" verso i palestinesi, cosi' come fu applicata contro gli ebrei d'Europa". Oppure: "Israele ha inventato Auschwitz per guadagnarci".
«Una seconda equazione è derivata dalla prima: "Israle=Razzismo". Questo si fonda su un retroterra storico che fa appello all'esperienza occidentale del razzismo. Basta rimpiazzare la parola "Nero" con "palestinese" nella dichiarazione: "I Neri sono cittadini di seconda classe nel loro proprio paese". Altre varianti: "israele pratica la segregazione", o "Israele persegue una politica di apartheid", o "i territori sono dei Bantustan", riferendosi o alludendo a quella che è stata la politca segregazionista in Africa del Sud.

« Il linguista americano Noam Chomsky – un ebreo specializzato nella diffamazione di Israele – ha giocato un ruolo determinante nello sviluppo di tale terminologia. Egli sogna di dissolvere Israele in uno Stato binazionale. Il suo antisemitismo è parte integrante del suo anti americanismo. Da mezzo secolo egli banalizza l'idea secondo la quale Israele è uno strumento della politica americana. Le sue teorie pseudo-radicali sono fondate sul concetto della "vittima", che pretende i non-occidentali eterne vittime dell'imperialismo. "Una terza equazione, derivata ugualmente dalla prima, è "Il Sionismo è colonialismo". Ed è accompagnata da una quarta: "Il Sionismo è imperialismo". Queste quattro equazioni distinte possono condensarsi in una sola: "Lo Stato sionista, fascista, razzista e coloniale".

Georges-Elia Sarfati spiega che dobbiamo prendere coscienza dell'efficacità strategica di questo attacco. "Queste equivalenze sono cosi' nefaste perché legano le quattro caratteristiche negative che hanno marcato la storia occidentale dell'ultimo secolo: nazismo, razzismo, colonialismo e imperialismo, allo Stato d'Israele. E per questa ragione tali formule sono indubbiamente efficaci. Hanno un'aria "déjà vu", un'allure di familiarità".


E' la ragione per la quale l'antisionismo differisce completamente dalle altre forme storiche di giudeofobia: l'ostilità verso Israele si maschera di umanesimo. Un umanista e un progressista è per principio avversario del razzismo, del nazismo e del colonialismo. E l'antisionismo si presenta come una rivendicazione umanista e progressista. Incidentalmente, diventa possibile essere antibreo, apertamente antiebreo, per "convinzione" umanista. E' molto meno sospetto che professare un antisemitismo sotto copertura di nazismo! In queste condizioni la postura antisionista appare di alta moralità!
Si tratta di un lungo lavoro sul linguaggio.
Tale sovversione delle nozioni, questo lento processo di rivolgimento dei valori obbedisce a una strategia: criminalizzando Israele e gli ebrei in nome dei grandi ideali filosofici (umanesimo, progressismo, universalismo ecc.) è ormai possibile sdoganarsi da ogni compito intellettuale di sangue, diviene possibile riunire di nuovo le condizioni dell'odio e della persecuzione ma con la coscienza a posto dei benpensanti. Questi benpensanti non vedono che si assommano alla lunga lista degli antisemiti storici.




Il Dr. Manfred Gerstenfeld dirige il Consiglio d'Amministrazione degli Affari Pubblici di Gerusalemme. Ha pubblicato 20 opere. Molte di queste trattano di antiisraelismo e antisemitismo.
http://israelmagazine.co.il/le-langage-comme-arme-de-delegitimation-des-juifs-et-disrael/

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