lunedì 16 aprile 2012

Documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sull’antisemitismo - Parte VI

 



Il caso italiano

Per esplicito riconoscimento dei rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia, il volto del
nostro Paese è sensibilmente cambiato soprattutto dopo l’approvazione della legge Mancino e l’istituzione del Giorno della Memoria, votata all’unanimità delle forze politiche e avvenuta grazie all’iniziativa legislativa dei parlamentari Furio Colombo e Athos De Luca. Non esiste attualmente al mondo un Paese che sia, come l’Italia, attivo e ricco di iniziative capillari su tutto il territorio, nelle istituzioni, scuole, sindacati e persino negli ambienti militari sui temi della conoscenza dell’ebraismo e della difesa di Israele.
Tuttavia l’Italia è immessa in una tendenza europea di forte ripresa del fenomeno, secondo quanto documentato dagli studi già richiamati, e comunque non è indenne da forme di antisemitismo sia di tipo tradizionale che di tipo più moderno. Come correttamente richiamato dal Ministro dell’istruzione, università e ricerca, in occasione dell’audizione svolta nel Giorno della memoria dell’anno in corso, in Italia come negli altri Paesi europei “la memoria del dramma ebraico è un atto di verità verso le vittime e anche verso noi stessi: lo è soprattutto verso gli italiani di religione ebraica che, nel Risorgimento, combatterono a fianco degli altri italiani per l’Unità”.
Da qui il significativo collegamento tra mondo ebraico e celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia in linea con un indirizzo proposto anche dalla Presidenza della Repubblica. A tal proposito è opportuno segnalare che nel 2010 alla Camera dei deputati è stata apposta una targa che biasima il voto con cui il Parlamento italiano approvò le leggi razziali, a rimarcare la responsabilità delle istituzioni, insieme ai singoli e alla società nel suo complesso, nella realizzazione di condizioni favorevoli all’attuazione del progetto di sterminio.
L’antisemitismo italiano è riconducibile ad alcune matrici ben riconoscibili, a partire da
autorevoli ambienti cattolici tanto nella tradizione ottocentesca che novecentesca. Ulteriori retaggi  sono stati il fascismo, la tradizione neopagana e alcuni settori della cultura radicale, di destra e di sinistra.

Nella storia italiana, come attestano le leggi razziali o i provvedimenti per la difesa della
razza nella scuola italiana del 1938, il razzismo antisemita ha avuto una specifica connotazione legislativa in seguito alle iniziative e all’ideologia del fascismo. L’avere scardinato quella impostazione va di pari passo con la interiorizzazione dei valori costituzionali per cui essere “antiantisemiti” significa essere ancorati al patriottismo della Costituzione.
In Italia come negli altri Paesi la raccolta dei dati sull’antisemitimo avviene con il
monitoraggio dei media, cartacei, televisivi e informatici, con le segnalazioni fatte da privati, da istituzioni e da comunità e con sondaggi. L’antisemitismo si descrive attraverso i dati fattuali, gli atteggiamenti sociali e il pregiudizio, quest’ultimo anche di natura politica o commerciale (si ricordi il caso del boicottaggio da parte di una nota catena di supermercati dei prodotti provenienti da Israele, le polemiche in occasione della manifestazione del 2011 a Milano “Unexpected Israel” e della Fiera del Libro di Torino nel 2008).
I dati fattuali consistono in atti vandalici: aggressioni più o meno gravi, violazioni di cimiteri
ebraici, graffiti offensivi, messaggi e-mail a singoli o a istituzioni considerate esponenziali della comunità ebraica. Se in questi ultimi anni si è registrato un calo degli episodi antisemiti in ambito sportivo, si sono ripetuti eventi diversi come la reiterata pubblicazione online di una lista dei presunti 162 docenti universitari ebrei, definita “lobby, accusati di "manipolare le menti degli studenti" e di controllare gli atenei italiani. Un’ulteriore pubblicazione ha recato anche l’elenco di magistrati ebrei (o ritenuti tali), una lista aggiornata di attività commerciali, ristoranti, macellerie, pasticcerie, i cui proprietari sono ebrei. Sempre in ambito accademico si sono registrate iniziative, come quella adottata nel marzo del 2010 nell’ambito di tre università italiane (Pisa, Roma «La Sapienza» e Bologna), cui hanno aderito singoli docenti, per una «Israeli Apartheid Week», che aveva per tema «Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni», con l'idea di promuovere contro Israele misure punitive come quelle che colpirono a suo tempo il Sudafrica dell'apartheid. L’iniziativa è stata oggetto di un ordine del giorno accolto dal Governo e presentato in occasione dell’esame del disegno di legge di riforma dell’università per impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa utile a scongiurare in futuro simili azioni contrarie al rispetto dei popoli e in particolare del popolo ebraico (ordine del giorno n. 9/3687-A/18, presentato dai deputati Fiano, Fassino, Tempestini, Veltroni, Franceschini, Nirenstein, Vaccaro, Ruben).

Quanto agli atteggiamenti antisemiti - al di là delle cifre che possono apparire riduttive del
fenomeno e fuorvianti per l’opinione pubblica - ci si è soffermati ad analizzare il background per individuare corrette strategie di informazione. Considerare l’antisemitismo un fenomeno comune a molti induce a sdoganare atteggiamenti di tipo antisemita. Emerge che gli atteggiamenti antisemiti si accompagnano all’assenza di conoscenza degli ebrei (solo il 15 per cento degli antisemiti motiva questo atteggiamento sulla base della conoscenza di ebrei).
Secondo la ricerca congiunta condotta da CDEC e ISPO, un italiano su tre giudica gli ebrei
poco simpatici, uno su quattro non li considera italiani fino in fondo. Circa il 10 per cento condivide affermazioni riconducibili al pregiudizio antiebraico più tradizionale, quello di natura religiosa; l'11 per cento condivide un pregiudizio «moderno», quello più xenofobo; il 12 per cento condivide un pregiudizio «contingente», legato spesso al giudizio su Israele. A questi dati va aggiunto un ulteriore 12 per cento animato da antiebraismo puro: si tratta degli intervistati che dichiarano il loro accordo a tutte le affermazioni antiebraiche contenute nel questionario.
La presente situazione italiana evidenzia un incremento del pregiudizio antiebraico
proveniente da ambienti di estrema sinistra, senza differenze di genere e in modo trasversale per età, e che si evidenzia in ripetute analisi e argomenti che demonizzano e delegittimano lo Stato di Israele, definito uno Stato che si fonda sull’apartheid nei confronti dei palestinesi, nell’assunto di base per cui le vittime di un tempo si sono trasformate in carnefici. La conseguenza è che gli attentati nei confronti dei cittadini israeliani sono dipinte come legittime azioni di resistenza partigiana, con ripercussioni sugli ebrei della diaspora, compresi quelli italiani.

Nell’orizzonte culturale di questi ambienti è assente il tema della negazione della Shoah anche se il paragone tra sterminio e o quello che impropriamente è definito “olocausto palestinese” può condurre ad una relativizzazione del genocidio antiebraico. Il pregiudizio antiebraico in questo contesto opera secondo l’argomento per cui tutti gli ebrei ambiscono a potere e ricchezza, manipolando istituzioni e centri di potere.
In Italia l’antisemitismo negazionista rappresenta una realtà marginale, “confinato” alla dimensione di Internet, dove pochi siti sono dedicati alla trattazione di tale tematica. I riferimenti maggiori sono agli scritti di Mattogno e di Faurisson. Tuttavia, tale realtà non è in ogni caso da sottovalutare ed è dunque auspicabile approfondire il dibattito sugli strumenti di contrasto al fenomeno.
Nel nostro Paese, grazie all’impegno della Chiesa cattolica che a partire dal 1965 e poi nel
1986 ha definitivamente archiviato la secolare tradizione antiebraica e antisemita del mondo cattolico, l’antisemitismo religioso, ovvero l’antigiudaismo, appare altrettanto confinato ad alcune realtà sul web e a singoli episodi assai isolati, per quanto clamorosi. I siti antigiudaici non mancano di fare ricorso ad argomenti assai violenti anche nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche postconciliari.
Un profilo meno studiato nel nostro Paese, anche a causa della barriera linguistica, è quello dell’antisemitismo di matrice islamista. Si sono comunque registrati casi di intolleranza e aggressioni nei confronti di ebrei da parte di fanatici appartenenti delle comunità islamiche presenti nel nostro Paese. Si ricorda che nel 2006 l'Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOII) acquistò alcune inserzioni a pagamento su diversi quotidiani italiani, paragonando il bombardamento su Gaza alla strage di Marzabotto. Anche la mostra Unexpected Israel del giugno del 2011 ha comportato tensioni tra l’organizzazione dei Giovani Musulmani italiani e l’analoga organizzazione ebraica avendo la prima ritenuto l’evento come finalizzato a ricordare l'occupazione israeliana nei territori palestinesi.

L’antisemitismo e il diritto di critica nei confronti dello Stato di Israele
Nel corso dei lavori dell’indagine è apparso centrale il quesito sul confine tra antisemitismo
e legittimo diritto alla critica nei confronti dello Stato di Israele, come nei confronti di qualunque altro Stato, con particolare riferimento alle sue politiche nel quadro della crisi mediorientale. In presenza di quali circostanze la critica nei confronti di Israele assumerebbe connotati antisemiti?
Una specifica attenzione al tema, cui hanno dato particolare rilievo l’on. Corsini e l’on. Volpi, è da porre in relazione alla preoccupazione per le nuove forme dell’antisemitismo, che contraddistinguono i settori politici per lo più di estrema sinistra e di estrema destra, schierati a favore della causa palestinese partendo da un pregiudizio antiebraico.
La questione è stata affrontata con coraggio e nettezza dallo stesso Capo dello Stato che,
intervenendo sul punto il 27 gennaio 2009, nel Giorno della memoria, a pochi giorni dalla
conclusione dell’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, ha sottolineato che “A tattiche terroristiche senza scrupoli, che hanno a lungo colpito il territorio di Israele e messo a rischio la popolazione di Gaza, è seguita, da parte di Israele, un'azione di guerra sulla cui portata e sulle cui conseguenze non è mancata la discussione, anche in Israele e fra gli amici di Israele. Ma proprio nei momenti in cui l'operato del Governo di Israele può risultare controverso ed essere legittimamente discusso, deve restare chiara e netta la distinzione tra ogni possibile posizione critica verso la linea di condotta di chi di volta in volta governa Israele e la negazione, esplicita o subdola, delle ragioni storiche dello Stato di Israele, del suo diritto all'esistenza e alla sicurezza, del suo carattere democratico. Proprio in questi momenti deve farsi più forte la vigilanza, ed esprimersi più nettamente la reazione, contro il riprodursi del virus dell'antisemitismo, contro l'insorgere di nuove speculazioni e aggressive campagne contro gli ebrei e contro lo Stato ebraico”. In un precedente intervento, pronunciato nel 2007 nel Giorno della memoria, il Presidente Napolitano era già intervenuto sul punto dichiarando che bisogna combattere l’antisemitismo anche quando esso si travesta da antisionismo “perché antisionismo significa negazione della fonte
ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza, oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele".
Lo sforzo profuso a livello internazionale, ai fini di una definizione di lavoro sul fenomeno
dell’antisemitismo, ha permesso di definire alcuni punti di riferimento certi, secondo i quali
antisemitismo è: negare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico, per cui sostenere l’esistenza di Israele sarebbe un atto di razzismo; adottare due pesi e due misure (il cosiddetto “doppio standard”) pretendendo da Israele ciò che non si pretende dagli altri Stati della comunità internazionale; usare i simboli o le immagini dell’antisemitismo classico (ad esempio le accuse di deicidio, il blood libel o la teoria della cospirazione) per caratterizzare Israele e gli israeliani; tracciare paragoni tra la presente politica di Israele e quella del nazismo; ritenere che tutti gli ebrei sono responsabili collettivamente per le azioni dello Stato di Israele.
Le critiche non sono in sé una forma di antisemitismo e certamente occorre usare tutta la
cautela possibile prima di tacciare la critica, anche quella antisionista, di antisemitismo. Tuttavia, un primo limite certo è rappresentato dal mettere in dubbio il diritto all’esistenza dello Stato di Israele e la sua legittimità, ricorrendo all’uso di stereotipi classici, come la calunnia del blood libel o la teoria della cospirazione ebraica che, inaugurata in età moderna con i Protocolli dei Savi di Sion, finisce per attribuire alla lobby ebraica la responsabilità di eventi disastrosi, dagli attentati alle Torri Gemelle alla crisi economica internazionale in atto.
Nel corso dell’indagine un utile contributo alla questione del diritto alla critica ad Israele ed
una sua ulteriore precisazione è giunto dall’audizione dalla professoressa Porat, direttrice dello Stephen Roth Institute per lo studio dell’antisemitismo contemporaneo del razzismo dell’Università di Tel Aviv. In sede di dibattito e su sollecitazione dell’on. Corsini, la studiosa ha sintetizzato la definizione data in sede europea ed OSCE osservando che “fintanto che la critica ad Israele coincide con la critica ad un singolo episodio o ad una determinata politica in un determinato momento, essa costituisce una legittima critica così come lo è alla politica di qualunque Paese.
Quando per tale critica si utilizzano espressioni antisemite, che si sa essere tali, e non si riguarda il momento contingente, ma si generalizza su Israele e sugli ebrei, non si fa più critica, ma antisemitismo”.
L’antisemitismo contemporaneo è dunque proprio insito nel negare al popolo ebraico il
diritto all’autodeterminazione, l’applicare il doppio standard, usare simboli e immagini
dell’antisemitismo classico per criticare Israele e tracciare indebiti, inaccettabili confronti tra la sua politica e quella del regime nazista. 


La VII parte del documento QUI

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